Teramo. Un mix di civico e politico “dove il progetto civico è stato preponderante e ha vinto” fuori dal Pd ma trainando il partito “che ha avuto la volontà e la consapevolezza di appoggiare questo progetto”. Così il neosindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, che ha ottenuto il 53,3% al ballottaggio portando il centrosinistra al Governo della città contro l’avversario di centrodestra, Giandonato Morra (46,7%). Teramo è giunta alle comunali dopo la caduta della ex Giunta di centrodestra di Maurizio Brucchi lo scorso dicembre e il conseguente commissariamento. “Io e gli altri ragazzi del progetto civico appoggiato dal Pd siamo usciti dal partito un anno fa – dice D’Alberto in un’ intervista all’Ansa – perché si stava perdendo in una lotta di potere e di correnti. Abbiamo voluto dire no a questa autodistruzione e riconnettere la politica con i cittadini”. “A Martina non lancio messaggi perché il Pd non è più il mio partito – prosegue D’Alberto che era iscritto dal 2009 – ma dico di prendere atto dei risultati negativi e guardare a questi risultati miracolosi come Teramo”. “Una sorta di sperimentazione – sottolinea D’Alberto – che può funzionare. Un buon laboratorio dove la peculiarità è che non nasce dalle forze politiche e dove la sua forza è quella di mettere insieme il carattere civico con la consapevolezza di un partito di appoggiare questo progetto civico”. “Abbiamo compiuto una piccola impresa – racconta il giorno dopo la grande emozione dell’elezione il neosindaco di Teramo – per come siamo partiti dopo i risultati del 4 marzo dove in pochissimi credevano nella possibilità di contrastare il centrodestra e l’avanzata del Movimento 5 Stelle”.
D’Alberto, 41 anni, sposato con Stefania, e una figlia di 5 anni, Viola, formazione tecnico-giuridica, funzionario nel servizio legislativo del Consiglio regionale dell’Abruzzo, vice capogruppo e poi capogruppo Pd nel consiglio comunale di Teramo nelle passate consiliature, ha davanti a sé sfide importanti. La prima è quella di mettere in pratica quella
caratteristica di “discontinuità insita nel progetto civico che ci ha portato a vincere rispetto alle politiche del passato che hanno portato al commissariamento della città”. Da subito, quindi, “il lavoro duro e difficile del recupero della fiducia dei cittadini verso la politica rispetto all’astensionismo, con meno del %50% alle urne a questo ballottaggio. Poi la stagione della ricostruzione che a Teramo non significa solo ricostruzione fisica dopo i terremoti del 2016, dove dobbiamo contare di più nell’ambito dell’Ufficio regionale, ma ricostruzione di tutto il tessuto socio-economico della capoluogo”. Potenziare poi gli uffici interni al comune, affrontare il bilancio (“altra emergenza che vede un’anticipazione di cassa elevata”) e recuperare risorse per l’assistenza sociale “fortemente penalizzata – conclude D’Alberto – dal taglio delle ore”. Infine “affetto e stima” per l’avversario di centrodestra, guardando al primo Consiglio comunale dopo la metà di luglio.


