Pescara. “Sono alcune decine di migliaia in Italia, circa 40-50mila, i pazienti oncologici che dovrebbero ricevere prioritariamente la somministrazione della terza dose addizionale di vaccino anti-Covid. Si tratta, in particolare, dei malati oncologici in trattamento con chemioterapia o cortisonici, o che lo sono stati negli ultimi 6 mesi, perchè in questi malati si è visto che il tasso anticorpale dopo la vaccinazione scende più rapidamente”.
A sottolinearlo è il presidente della Fondazione oncologi, cardiologi e ematologi (Foce), Francesco Cognetti.
“La categoria di pazienti oncologici, pazienti in terapia immunosoppressiva, da indirizzare prioritariamente alla terza dose secondo la circolare del ministero della Salute sembrerebbe, in realtà, più ampia e meno definita e dunque suscettibile di interpretazione da parte dei singoli medici. Al contrario – spiega Cognetti – sulla base di un nostro studio su circa 600 malati, l’unico realizzato a livello internazionale, abbiamo visto che la diminuzione degli anticorpi si ha più rapidamente solo in particolare pazienti oncologici. È ovvio che anche gli altri malati oncologici hanno indicazioni per avere la somministrazione della terza dose, ma il rischio è di non dare la massima priorità a chi ne ha più bisogno e che dovrebbe fare il richiamo subito”.
In linea teorica cioè, precisa, “tutti gli oncologici in trattamento dovrebbero essere considerati al pari di altre categorie fragili per la terza dose. Per quel che attiene alla tempistica però, secondo i dati da noi acquisiti su 547 pazienti vaccinati e recentemente inviati per pubblicazione, proprio i pazienti in corso di trattamento con chemioterapia o sottoposti a chemioterapia negli ultimi 6 mesi e quelli sottoposti a terapia cortisonica sono quelli da sottoporre tra tutti i malati oncologici immediatamente a terza dose. A questo proposito, abbiamo inviato il nostro studio anche alle autorità tecnico/sanitarie del Ministero che stavano stendendo il testo della circolare”. Gli altri pazienti oncologici trattati con altre terapie (immunoterapia, terapia con biologici od ormonoterapia), invece, precisa, “mostrano tassi anticorpali a distanza non differenti dai soggetti sani e superiori a quelli dei pazienti trattati con chemioterapia e/o cortisone”. Quanto alle modalità organizzative, “credo – conclude – che tali pazienti oncologici prioritari verranno presumibilmente vaccinati negli ospedali dove vengono curati, ma non ci sono indicazioni precise”.