I contagi da virus SarsCoV2 in Italia stanno seguendo un andamento stabile a livello nazionale da tre settimane e, sempre a livello nazionale, la situazione si annuncia stabile anche per le prossime due o tre settimane, ma il vero banco di prova sarà la riapertura delle scuole: è quanto emerge dall’analisi del fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook ‘Coronavirus-Dati e analisi scientifiche’ e del network di comunicazione della scienza ‘giorgiosestili.it’.
“Abbiamo visto una forte crescita dei casi in luglio, poi si è raggiunto il picco e c’è stato un rallentamento; da tre settimane i casi non stanno più aumentando e la situazione epidemiologica è stabile, con l’indice di contagio Rt di poco sopra 1 e il Covindex a 0,99”, dice Sestili all’Ansa, “questo significa – osserva – che ogni settimana si ha all’incirca lo stesso numero di contagi della precedente e la situazione rimarrà così stabile anche per le prossime due o tre settimane”. I dati degli ultimi sette giorni indicano infatti un aumento del 4% dei casi positivi, in linea con l’aumento rilevato nelle settimane precedenti, mentre si è registrata una riduzione dei ricoveri nelle terapie intensive, aumentati rispettivamente dell’11% e del 7%, “con un tasso notevolmente inferiore a quanto accadeva prima dei vaccini. Bati pensare – aggiunge – che la letalità prima delle vaccinazioni era del 2-3% e dopo la vaccinazione di buona parte della popolazione è scesa sotto 1%. Questo è molto importante perché significa che i vaccini funzionano bene nel prevenire le forme gravi della malattia”.
Secondo Sestili “il banco di prova sarà l’apertura delle scuole e delle attività lavorative, con i mezzi pubblici che torneranno ad affollarsi, che potrebbero determinare una crescita dei casi, ma la cosa importante sarà non mettere in difficoltà il servizio sanitario”. Quanto alla circolazione del virus, per il fisico il problema andrebbe affrontato rendendo disponibile il vaccino in tutto il mondo: “Sappiamo che le varianti nascono dove il virus circola indisturbato e il problema è che la maggioranza dei vaccini viene somministrata solo in Paesi ricchi, di conseguenza bisognerebbe permettere a ogni nazione di produrre il vaccino”.