Roma. Ad aprile è prevista la consegna in Italia di 8 milioni di dosi di vaccino, ossia quasi il 20% di tutti gli arrivi programmati nel secondo trimestre (aprile-giugno) del 2021, oltre 40 milioni di dosi (rispetto al Piano nazionale non si potrà contare sugli oltre 7 milioni di dosi di Curevac, vaccino ancora lontano dall’essere approvato).
Nel primo trimestre sono arrivati circa 14 milioni di ‘shot’ , a fronte dei 28 milioni previsti dai contratti, circa la metà. Pfizer ha inviato gli 8,7 milioni di dosi pattuite entro il 31 marzo, sebbene con alcuni ritardi intermedi, e Moderna lo stesso con i suoi 1,3 milioni. AstraZeneca ha consegnato appena un quarto (circa 4 milioni) rispetto alle dosi promesse, 16 milioni. Aldilà delle consegne di Pfizer e AstraZeneca previste in questa settimana, il nuovo vaccino monodose Johnson & Johnson sarà distribuito in Europa dal 19 aprile e per l’Italia sono previste inizialmente 400 mila dosi.
Gli 8 milioni di dosi del mese attuale, comprese quindi quelle di Moderna, iniziano ad essere considerate insufficienti dalle Regioni per raggiungere le 500 mila somministrazioni previste a fine aprile. La campagna ha portato le iniezioni a quota 11.156.326 (6.617.620 a donne, 4.538.706 a uomini), circa 6 milioni delle quali nel solo mese di marzo. Sono 3.463.295 le persone immunizzate con due dosi. Ai ritmi attuali – 240 mila vaccinazioni al giorno di media, il picco con oltre 291 mila il 31 marzo, si raggiungerebbe l’immunità di gregge solo all’inizio del 2022. Per questo è indispensabile accelerare.
In Italia finora è stato somministrato nel 2.105 punti vaccinali circa il 79% delle dosi a disposizione, secondo i dati sul sito del governo: tra i territori più ‘virtuosi’ ci sono il Veneto, la provincia autonoma di Bolzano, la Valle d’Aosta oltre l’85%; tra le peggiori Puglia e Sardegna poco oltre il 72% e la Calabria ancora sotto questa soglia.