Più vicina la possibilità di avere un test sierologico universale per la ricerca degli anticorpi anti-Covid nel sangue, più facile, veloce e meno costoso rispetto a quelli usati attualmente per trovare gli anticorpi neutralizzanti e che che potrebbe essere utilizzato anche per identificare i migliori donatori di plasma. E’ incoraggiante il risultato pubblicato sul Journal of clinical investigation, dal gruppo dell’ospedale metodista di Houston guidato da James M. Musser. “Per utilizzare il plasma dei convalescenti bisogna misurare la quantità di anticorpi neutralizzanti, ma per farlo sono necessari laboratori con speciali protezioni, e sono pochissimi quelli in queste condizioni. Per farlo viene usato il test di neutralizzazione di infettività virale”, precisa il virologo dell’università di Padova, Giorgio Palù. In questo caso i ricercatori guidati da Musser hanno scoperto che può essere usato allo stesso scopo anche il test sierologico fatto con il metodo Elisa (acronimo dall’inglese “Enzyme-linked immunosorbent assay), che è uno dei due già in uso in tutti i laboratori di sierologia e si può fare su larga scala.
“Hanno misurato gli anticorpi contro le proteine S ed S1 del virus SarsCov2, scoprendo che correlano con quelli neutralizzanti, cioè non serve misurare quelli neutralizzanti, è sufficiente misurare questi contro le proteine”, continua Palù. Hanno inoltre scoperto che i donatori di plasma che avevano avuto fiato corto quando erano malati, quelli ricoverati o con forma grave della malattia erano quelli con una risposta immunitaria maggiore, e perciò con più alti livelli di anticorpi neutralizzanti in tutti i test. E hanno anche visto che alcuni asintomatici hanno il plasma adatto a scopo terapeutico e un certo grado di immunità al virus SarsCoV2. “Con lo stesso tipo di test quindi non solo si può verificare l’immunità al coronavirus”, conclude Palù, “ma anche capire chi può essere il donatore di plasma più efficace”.