“L’indice Rt “rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto ed è un indice più rilevante del numero di nuovi casi che quotidianamente rileviamo: i casi che ogni sera registriamo rappresentano una fotografia del momento figlia dei contagi precedenti. Con l’Rt invece abbiamo indicazioni sul livello di contagiosità di un territorio e quindi in qualche modo di una prospettiva di una diffusione del contagio in quel territorio”. È quanto ha spiegato il ministro della Salute, Roberto Speranza, in occasione dell’informativa alla Camera.
“È questa, ha rilevato, “una differenza molto importante che va considerata nelle decisioni assunte . Se un territorio ad esempio ha un numero di nuovi casi relativamente basso ma un Rt alto, siamo dinanzi comunque ad un alert serio e ciò ci indica che in una situazione di pochi contagiati se non interveniamo rapidamente ci sarà una forte espansione del contagio”.
“Il coefficiente di rischio costruito sui 21 parametri è invece “un algoritmo funzionale al grado di resilienza dei servizi sanitari regionali e posti ospedalieri occupati”. Si tratta dunque, ha concluso Speranza, di un procedimento “complesso rispetto al quale il ministro della Salute prende atto del lavoro svolto dalla cabina di regia e firma un’ordinanza che recepisce i dati trasmessi ai sensi dell’ultimo Dpcm. È preminente il ruolo delle valutazioni di ordine scientifico”.