Alla luce dell’emergenza legata alla diffusione del Coronavirus si sono registrati cali, superiori al 50% per alcune visite specialistiche.
E’ quanto riferito al Meeting di Rimini, durante l’incontro ‘Tempo di ripartire e tornare a curarsi: la salute non può aspettare’, da Lucio Corsaro, direttore generale MediPragma, società di ricerca e consulenza nel settore della sanità. “Una delle conseguenze non ovvie della pandemia Covid è stato lo svuotamento degli accessi ambulatoriali. Oculisti, dermatologi, pediatri, medici di medicina di generale, hanno registrato un calo forte degli accessi, con punte del -57% andrologiche e -50% ginecologiche. Secondo quanto rilevato, anche le visite generiche quotidiane da medici di base e pediatri sono diminuite e non sono ritornate ai livelli dell’estate 2019. Il 48% degli italiani nel periodo Covid ha preferito rinviare visite mediche non urgenti per paura del contagio e per rischi avvertiti nel recarsi in ospedale o ambulatorio mentre il 12% le ha rinviate per minori disponibilità economiche”.
“Un calo delle visite mediche per mancanza di disponibilità economiche dal 5% del passato al 12% attuale avrà degli effetti nel prossimo futuro. In questo senso il Ministero della salute deve giocare un ruolo decisivo da garante per superare le diseguaglianze”. Così, intervenendo ad un incontro del Meeting di Rimini, il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli
Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, ha commentato i numeri presentati alla kermesse riminese da MediPragma, società di ricerca e consulenza nel settore della sanità secondo cui, nel periodo Covid, il 12% degli italiani ha preferito rinviare visite mediche non urgenti per minori disponibilità economiche. Quanto agli altri mutamenti dettati dall’emergenza Coronavirus, ha sottolineato, “la telemedicina ha portato effetti positivi, come la dematerializzazione della ricetta medica. Con il Covid è sparita la carta, grazie a whatsapp o al fascicolo sanitario elettronico. I medici sono stati autorizzati a rinnovare in modo automatico i piani terapeutici. Sempre in ambito di telemedicina lo specialista potrebbe diventare il consulente del medico di medicina generale, soprattutto nelle cure domiciliari dei malati cronici”. A giudizio del presidente di Fnomceo, infine, “la crisi Covid ci deve poi far riflettere su una maggiore sburocratizzazione del sistema e su un potenziamento della medicina territoriale”.