
“Sui media si parla sempre di bar, movide e ristoranti mentre si dimentica che milioni di persone ogni giorno vanno a lavorare”, sottolineano i due, “su questo piano Regioni e Governo non hanno fatto quasi nulla lasciando alle imprese la compilazione di moduli in cui attestano di essere in regola con i protocolli. Nelle grandi imprese c’è almeno una presenza e un controllo sindacale ma non ovunque è così date le caratteristiche della nostra economia”.
“Si continua a negare e oscurare il fatto che il virus si diffonde principalmente in ambiente lavorativo e sui mezzi di trasporto utilizzati per recarvisi e da lì poi arriva e si trasmette in ambiente familiare”, tuonano i due, “eppure non sono state attivate misure di vigilanza e di sorveglianza sanitaria per verificare che nei luoghi di lavoro siano rispettate le norme di precauzione limitandosi a mandare alle aziende dei questionari a cui rispondono le stesse imprese. Nulla è stato fatto per potenziare i servizi di medicina del lavoro delle ASL e aumentare il numero delle ispezioni. E nulla si è fatto per potenziare i servizi del trasporto pubblico”.
“Una latitanza istituzionale che coinvolge le Regioni e il governo”, continuano Acerbo e Fars, “il ministro Speranza si è ben guardato dall’inviare ispettori centrali a verificare la situazione negli ambienti di lavoro più a rischio. Nessuna azione concreta è stata fatta per aiutare piccole e piccolissime imprese ed artigiani ad adeguarsi ai criteri di sicurezza. Ancora peggio va al vasto mondo dei precari e delle partite iva su cui viene scaricato totalmente a livello individuale il proteggersi dal covid. Sostenere le imprese non significa regalare soldi a pioggia ai big dell’economia ma è evidente che servono misure mirate per i settori più colpiti. Proteggere lavoratrici e lavoratori, salariati e autonomi”, concludono, “significa garantire reddito e salute”.