Teramo. Anche Atri è sul piede di guerra per la chiusura del punto nascita cittadino. La linea è quella comune alle altre città coinvolte dal provvedimento del commissario Luciano D’Alfonso: i cittadini sono pronti a contrastare la scelta calata dall’alto e rivendicano la necessità di tenere aperto il presidio locale. Il Pd sta vivendo giornate di contrasto interiore, con voci dissonanti che chiedono ai vertici un confronto, una spiegazione, una parola chiara su quello che succederà affinchè le votazioni avvenute in Consiglio regionali non restino solo chiacchiere. Nei giorni scorsi sulla salvezza del punto nascita di Atri è intervenuto anche l’ex sindaco di Pineto, Luciano Monticelli, oggi consigliere regionale di maggioranza, che in dissenso alla linea del centrosinistra ha votato in Consiglio regionale a favore della risoluzione per cancellare i tagli.Una decisione che gli è costata fatica, ha detto, ma che per lo meno ha fatto sentire il territorio più ascoltato e compreso. “Onore al merito per il loro coraggio civile ai quattro Consiglieri di maggioranza che hanno votato questa risoluzione e, soprattutto, a Luciano Monticelli per la limpida coerenza a difesa del Presidio Ospedaliero e del territorio, e che, a differenza di altri, ancora una volta ha dimostrato come la tutela della collettività sia il principio guida della sua azione politica”, commenta il circolo del Pd di Atri. Ed anche in questo caso, di fronte al chiaro e duplice pronunciamento del Consiglio Regionale, appare ai più incomprensibile l’atteggiamento dell’assessore Silvio Paolucci che, insiste per l’attuazione del decreto. “Ignora da una parte, un deliberato del massimo organo politico regionale che ha bocciato la chiusura dei punti nascita”, sottolinea il Pd cittadino, “e, dall’altra, la significativa presenza di sindaci e consiglieri comunali di ogni dove e di ogni colore politico, espressione della ribellione civile di tutti i territori interessati”. Anche la seconda risoluzione, votata compattamente dalla maggioranza, chiede specificatamente di “riesaminare” la decisione di chiudere i punti nascita. “Insomma la portata di quanto avvenuto in Consiglio non può essere messa in disparte, altrimenti saranno guai politici seri per tutti”, avverte il Pd che insiste: “non è più ulteriormente procrastinabile, come è avvenuto sin qui, l’apertura di una seria discussione politica sulla questione all’interno degli organi politici provinciali e regionali del partito nel cui ambito si ascoltino finalmente le sacrosante ragioni dei territori interessati che, secondo le assicurazioni elettorali, sarebbero dovuti diventare i centri intermedi propulsori della nuova politica regionale e, invece, vengono mortificati da decisioni inique e sbagliate e, nel caso di Atri, anche palesemente illegittime. Rimane la consapevolezza, da parte nostra, che la battaglia non è sicuramente vinta, ma giornate come quella del 9 aprile ci spingono a combatterla con ancor maggior determinazione”.