Pescara. Arte, luoghi sacri e bellezza. Il comunicato di Archeoclub Italia scrive: “Archeclub D’Italia aprirà, Domani, Domenica 8 maggio, con i suoi volontari, le porte di chiese, oratori, abbazie, cripte, pievi, generalmente chiusi o in stato di abbandono e quindi sottratti alla fruizione dei cittadini. Ad esempio la grande opportunità di vedere, filmare ed ammirare il patrimonio artistico anche delle chiese rurali!”. Domani, in tutta Italia si svolgerà la 28esima edizione di Chiese Aperte in collaborazione con le rispettive Diocesi. Molti eventi saranno proprio in Abruzzo, dove vedremo la chiesa di Sant’Antonio de Nardis a L’Aquila, ma anche la chiesa rurale di Bolognano Vado del Ceraso nel Comune di Tocco da Casauria, in provincia di Pescara. Ed ancora a Cepagatti la chiesa di San Rocco, a Catignano la chiesa della Natività di Maria Santissima nota come Sant’Irene, a Pianella le chiese di Sant’Antonio Abate e di San Domenico, a Rosciano la chiesa di San Nicola e la chiesa di Santa Maria Assunta o Theotokos, a Guardiagrele nei pressi di Chieti, visiteremo il patrimonio artistico della chiesa di Santa Lucia de Strada, a Sulmona la chiesetta di San Gennaro di Pratola Peligna”. Lo ha annunciato Alessandro Bencivenga, Coordinatore Archeoclub D’Italia Abruzzo.
“In Abruzzo c’è un paesino che si chiama Tocco Da Casauria con la sua chiesetta rurale di Madonna degli Angeli e domani la vedremo. Ubicata nel comune di Tocco da Casauria in provincia di Pescara in località Madonna degli Angeli, la chiesa ha testimonianze importanti. Sull’ architrave in pietra della finestra frontale si legge anno 1677. Dalle ricerche storiche svolte sulle Pergamene del Codice Lateranense e sugli Annali storici Pennesi, si può con certezza definire, che in prossimità della Chiesetta rurale di Tocco da Casauria”, ha continuato Alessandro Bencivenga, “detta Madonna degli Angeli, ubicata sull’antico sito romano di Interpromio e, posta a pochi passi dal Tratturo Centurelle – Montesecco, che attraversa tutta la collina di Colle Morto in territorio di Bolognano, fu martirizzato San Comizio e furono in seguito sepolti dopo di Lui i corpi di San Donato, San Massimo, San Venanzio e San Luciano dopo il loro martirio. C’è un interessante reperto Storico-Archeologico che funge da Acquasantiera posta a mo’ di ‘Davanzale’. Esso è stato valorizzato come acquasantiera, ed è possibile con esso crocesegnarsi dall’esterno, quando la chiesa è chiusa; evidenziando e lasciando il segno memorabile di qualcosa di più profondo: gli inizi e l’arrivo del primo annuncio del Vangelo (268-9 d.C.sotto l’imperatore Claudio) e la conversione del mondo Pagano della nostra terra. Trattasi di un reperto importantissimo antecedente alla Basilica di San Clemente a Casauria di almeno 500 anni. Così fino a poco tempo fa, i Pastori che portavano le loro greggi al Tratturo, continuavano a segnare se stessi e il proprio gregge in ricordo di questo luogo e del percorso sacrale che lo investiva. Sicuramente la pietra dovrebbe essere lì da quando nel 1677 fu restaurata o fondata la chiesa (la data la leggiamo sulla pietra architrave della finestrella centrale del muro della facciata d’ingresso, sotto al pronao). L’acquasantiera presenta buchi o coppelle e presenta delle incisioni davvero importanti. E domani si potranno vedere e filmare. Le volte sono ad arco. All’interno troviamo un affresco a muro della Madonna con il Bambino, San Giovanni e San Giacomo. L’acquasantiera in pietra (sopra descritta) Trovasi isolata a pochi passi dalla strada Provinciale”.
A Guardiagrele visite alla Santa Lucia De Strada
“La chiesa è ubicata nella contrada Santa Lucia del Comune di Guardiagrele ed è posta sul Tratturo Centurelle-Montesecco. La chiesetta è documentata per la prima volta in un atto di donazione dell’anno 1056 col quale il monastero benedettino di San Clemente di Còmino e le sue pertinenze (tra cui Santa Lucia de Strada) venivano donati all’abbazia di San Salvatore a Maiella. Da allora la chiesa di Santa Lucia, il cui appellativo “de Strada” rivela la sua ubicazione sul tratturo, seguì le vicende della potente abbazia di San Salvatore, fino all’incorporazione al Capitolo di San Pietro di Roma (1291) e alla successiva, inesorabile decadenza. Agli inizi dell’Ottocento, divenuta beneficio vacante di Regio patronato”, ha dichiarato Alessandro Bencivenga, “venne venduta dalla Corona e acquistata dalla famiglia Pascucci di Guardiagrele, che per un certo periodo di tempo la adibì a cappella funeraria. Per vicissitudini ereditarie passò alla famiglia De Lucia di Guardiagrele, che ancora la detiene. Descrizione della chiesa: Si tratta di una semplice chiesetta rurale di forma rettangolare, ubicata sul tratturo Centurelle[1]Montesecco. La muratura esterna in pietrame minuto a vista dimostra che, nel corso dei secoli, è stata di poco ampliata nella parte posteriore. Sulla facciata è stato aggiunto un piccolo portico, che serviva da riparo ai pastori durante le transumanze. La copertura è a tetto a due falde in legno, ma si tratta di un restauro moderno, che non ha saputo mascherare il cordolo sommitale in c.a. sulla muratura perimetrale, rimasto a vista. Il portale d’ingresso è in pietra, alquanto rozzo. L’interno è spoglio e privo di elementi architettonici o artistici di rilievo. Sotto il pavimento restano ancora le sepolture di alcuni membri della famiglia De Lucia, la quale ha autorizzato l’apertura e la visita in occasione di Chiese Aperte 2022.
A L’Aquila la Sant’Antonio De Nardis
“La chiesa è parte del palazzo della famiglia de Nardis sito in via San Marciano nel quarto di S. Giovanni a L’Aquila, nei pressi della piazza del Duomo. La costruzione della chiesa fu iniziata nel 1646 dal cav. Ottavio de Nardis per custodire un affresco del palazzo raffigurante S. Antonio che aveva acquisito fama di immagine miracolosa. La chiesa -oratorio viene costruita quindi nella seconda metà del ‘600 fino al 1676 anno in cui fu completata la. A seguito del sisma del 1703″, ha continuato Alessandro Bencivenga, “e a partire dal 1705, l’edificio fu sottoposto a restauro e nel corso del secolo fu arricchito da ulteriori elementi architettonici e di arredo come ad esempio il prezioso soffitto ( 1726), l’organo, nuovi stucchi e balaustre fino alla cupola dell’abside”.
A Pratola Peligna la Chiesetta di San Gennaro
“La Chiesetta di San Gennaro, risalente al XVIII secolo (come testimoniato dalle date rinvenute sul muro della sacrestia durante i recenti lavori di restauro), fa parte dell’omonimo Casino di proprietà della famiglia Tedeschi. Ogni 19 settembre vi si celebra la messa in onore del santo, un tempo occasione di ritrovo dei contadini della zona ma anche della vicina Pratola Peligna”, ha concluso Alessandro Bencivenga, “stando ad alcune iscrizioni presenti all’interno della chiesa, la tradizione si rinnova ininterrottamente dal Settecento. Durante il periodo risorgimentale il Casino San Gennaro è stato teatro di un importante avvenimento storico che lo lega a Garibaldi, trascritto su un taccuino di viaggio intitolato La Squadra Garibaldina Abruzzese del Capitano Onia Ortensi a Monterotondo ed a Mentana, in cui si legge: il punto di riunione fu la villa del signor Enrico Tedeschi, distante da Pratola circa un chilometro e mezzo. Quivi, prima del calare del sole del 16 Ottobre 1867, ci riunimmo quasi in trenta volontari. Sulle bianche pareti di quella villa leggesi ancora oggi la storica data di cui piacque a qualcuno di noi lasciare là la memoria. Tramontato il sole, il piccolo drappello mosse sotto il mio comando alla volta di Prezza. Descrizione della chiesa: Semplice chiesetta di tipo tratturale, presenta una facciata a terminazione piana: nella parte bassa si aprono due finestrelle rettangolari ai lati del portale, che è sormontato da un’altra finestra, anch’essa rettangolare, e, poco al di sopra, dallo stemma della famiglia Tedeschi”.
“E saranno davvero tante le Chiese visitabili, alcune magari spesso chiuse , in occasione del grande evento Chiese Aperte di Maggio ad opera di Archeoclub D’Italia. Visitando le chiese potranno essere ammirati e conosciuti anche i borghi. Ecco ad esempio Moscufo, borgo dell’Appennino Abruzzese! Moscufo è tra la catena appenninica e la riviera adriatica, sorge su una collina attraversata dal fiume Tavo e arricchita da rigogliosi uliveti. Dunque un’area ricca di frantoi chiamata “il triangolo d’oro dell’olio” in comunione con i comuni di Pianella e Loreto Aprutino. Con ogni probabilità il nome deriverebbe dal termine Moskoulf, capo longobardo Signore del castello eretto su Colle di Luca, o da Boscosus, trasformato poi in Moscusus, ad indicare una collina tutta ricoperta di boschi. Ben 8 sono le sue frazioni: Bivio Casone, Casale, Moscufo Scalo, Pischiarano, Selvaiella, Senarica, Valle Pelillo, Villa Sibi. Un meraviglioso borgo, un antico pagus romano originariamente centrato intorno all’Abbazia di Santa Maria del Lago, più a sud rispetto all’abitato.
L’attuale conformazione a borgo fortificato risalirebbe, invece, all’ epoca carolingia come testimoniato dalle porte principali soprannominate ancora oggi porta cieca e porta furia, oltre a via del Castello.La chiesa parrocchiale è dedicata a San Cristoforo, eretta proprio di fronte al palazzo comunale. L’attuale costruzione risale al XVII secolo ma, la facciata monumentale, tutta in laterizio, rivela chiaramente il carattere barocco dell’edificio, originariamente costruito nel 1607. Sono ben due grandi tele come quella di “San Vincenzo De Paoli” e la “Madonna Addolorata”. La volta a botte ospita altre pitture in caratteristici riquadri. C’è poi palazzo Orsini, l’antica dimora nobiliare dell’omonima famiglia. Da Palazzo Orsini e dalla stessa chiesa parrocchiale è possibile ammirare un panorama davvero unico. Inoltre lungo le stradine del borgo si incontrano diversi palazzi storici, appartenenti ad antiche famiglie nobiliari locali come ad esempio palazzo De Ferri, palazzo gentilizio di origine settecentesche. Dunque arte, storia ma anche gastronomia e tradizioni. Infatti Moscufo è un piccolo borgo abruzzese a vocazione agricola, con il suo ottimo olio extravergine di oliva, con la sagra dedicata proprio all’olio, senza dimenticare i prodotti lattiero caseari. A Luglio c’è la trebbiatura che ricorda uno dei momenti più importanti della vita contadina. Invece a Natale, in questo piccolo borgo dal panorama mozzafiato, c’è il Raduno dei Zampognari. Dunque Archeoclub D’Italia è in viaggio lungo l’Italia per raccontarla, farla conoscere, tutelarla!”, conclude il comunicato.