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Bruciano le discariche di Bussi, H2O: nessuna messa in sicurezza, emissioni inquinanti in atmosfera

Redazione Centrale di Redazione Centrale
18 Luglio 2017
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Bussi. “Un incendio ha interessato le discariche 2A e 2B a Bussi sul Tirino (PE), tra le aree più inquinate d’Europa. L’area incendiata è quella che il comune di Bussi voleva inopinatamente comprare dalla multinazionale Solvay per un euro. Gli enti pubblici in 10 anni non sono stati in grado neanche di individuare il responsabile della contaminazione in via definitiva. Il procedimento è in corso presso la Provincia di Pescara. Il Forum H2O divulga le drammatiche immagini fotografiche e video riprese stamattina nel Sito Nazionale di Bonifica, presso la zona percorsa dalle fiamme. Circa 2 ettari delle aree, che presentano terreni e falda fortemente contaminati, sono state interessati dall’incendio. Si tratta in particolare di un punto che è stato sequestrato dalla Magistratura ben due volte, una nel 2007 e una nel 2013. Nonostante l’enormità della condizione di inquinamento, questi provvedimenti evidentemente non sono serviti a nulla visto che al momento dell’incendio non erano stati realizzati quegli interventi di messa in sicurezza previsti dal D.lgs.152/2006 che avrebbero impedito il propagarsi delle fiamme sul corpo della discarica”.

“Ricordiamo che il Testo Unico dell’Ambiente prevede che la messa in sicurezza sia fatta nell’immediatezza dopo la scoperta della contaminazione. Solo recentemente sono iniziati alcuni lavori preliminari di copertura che stanno interessando una porzione limitrofa a quella incendiata mentre in quest’ultima si stavano approntando linee e pompe almeno per garantire l’emungimento della falda inquinatissima da solventi clorurati come, tra gli altri, esacloroetano e tetracloroetilene. Il fuoco ha danneggiato diverse linee, un danno fortunatamente risolvibile abbastanza facilmente. Quello che più preoccupa sono le emissioni in atmosfera e, in generale, lo stato del tutto inaccettabile in cui versa questo sito nazionale di bonifiche. L’incendio si aggiunge ad anni di fuoriuscita dei cancerogeni verso valle attraverso la falda che presenta valori di inquinamento di migliaia i volte i limiti di legge. Viene da chiedersi: dobbiamo credere al Codice Penale quando prevede il reato di omessa bonifica? Cosa ha da dire la Magistratura rispetto alla condizione in cui versa il sito? È normale per il Ministero dell’Ambiente trovarsi in queste condizioni a 10 anni dal primo sequestro e a 9 anni dalla perimetrazione del Sito Nazionale di Bonifica? Per parte nostra non possiamo che provare una profonda indignazione per uno Stato che non funziona davanti a grandi multinazionali.”

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