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Allarme fattoria in Abruzzo secondo Coldiretti: dal post-terremoto scomparsi 150mila bovini e ovini

Andrea Rosati di Andrea Rosati
29 Giugno 2019
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L’Aquila. È allarme per la “fattoria Abruzzo”, dove dal 2009 è scomparsa una mucca su quattro. Lo dice Coldiretti Abruzzo in occasione della seconda giornata di “L’Aquila made in Italy: valori e progetti dieci anni dopo il sisma”, che ha richiamato già migliaia di curiosi e visitatori, trasformando la piazza più conosciuta della città in una grande fattoria multifunzionale, una rappresentazione plastica di ciò che vuol dire agricoltura e delle opportunità che dal cibo possono emergere.

Protagonisti della giornata gli animali dell’Arca di Noè, allestita in collaborazione con l’associazione regionale allevatori riscuotendo un grande successo soprattutto tra i più piccini. Tantissimi i bambini che, nelle diverse ore del giorno, hanno partecipato ai laboratori didattici delle donne imprenditrici di Coldiretti e hanno voluto accarezzare la mucca, fare il verso ai maialini o semplicemente conoscere  “le nipotine” delle pecore che nel 2009 furono donate agli aquilani dai pastori sardi con la tradizionale Sa paradura in segno di amicizia e vicinanza.

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“Portando gli animali in piazza vogliamo rilanciare in modo semplice ma chiaro la fattoria Abruzzo” dice Coldiretti Abruzzo “dove negli ultimi dieci anni sono scomparsi quasi 150mila capi tra bovini e ovini. Un addio che ha riguardato soprattutto la montagna, le aree interne più difficili e le aree del terremoto dove mancano condizioni economiche e sociali minime per garantire la permanenza di pastori e allevatori”. In Abruzzo, dal terremoto del 2009, sono scomparsi oltre 21.500 bovini e 137 mila ovini con una diminuzione rispettiva del 25% per i bovini e del 40% per gli ovini. Insomma, a conti fatti, sono scomparse una mucca su 4 e 4 pecore su dieci.

“A rischio” denuncia la Coldiretti Abruzzo “c’è la straordinaria biodiversità delle stalle regionali dove è minacciato di estinzione un patrimonio composto da veri e propri tesori della natura e della storia rurale che vanno tutelati e protetti. A rischio c’è anche il presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dal bestiame. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. E’ necessario intervenire e rilanciare un settore importantissimo, che rappresenta la tradizione regionale e può offrire grandi opportunità di crescita e sviluppo economico”.

Ma a parte l’allarme per la “fattoria Abruzzo”, la giornata di oggi è stata una riflessione sul legame tra cibo e salute in occasione del seminario “La filiera della salute: come il cibo migliora la vita”, promossa tra gli altri in collaborazione con l’Ordine dei medici e degli odontoiatri dell’Aquila. Dall’incontro, che ha visto partecipare una folta rappresentanza di studiosi ed esperti che hanno discusso dei benefici del cibo sano sulla salute umana, è emerso un imperativo categorico: la necessità di una etichetta di origine per tutti i prodotti alimentari europei. “Nel 2018 in Italia è scoppiato più di un allarme alimentare al giorno per un totale di ben 398 notifiche inviate all’Unione Europea durante l’anno” dice Coldiretti “e l’Abruzzo non è immune dai pericoli. Ecco perché bisogna stare attenti e fare attenzione a ciò che mangiamo”.

Dopo i saluti del vicesindaco Raffaele Daniele, del presidente dell’ordine dei medici Maurizio Ortu e della presidente de corso di laurea in medicina e chirurgia dell’Università degli studi dell’Aquila Leila Fabiani, si sono succeduti gli interventi di Cinzia Coduti dell’area ambiente e territorio di Coldiretti, di Giustino Orlando dell’università d’Annunzio e di Romeo Pulsoni, medico e medaglia d’argento alla sanità pubblica che ha rimarcato l’attenzione sulla sacralità del cibo, sulle sue origini e sull’importanza di una alimentazione etica. A seguire, moderati da Francesca De Paulis del Dipartimento di Igiene e sanità pubblica della Asl1, gli interventi di Rosario Trefiletti, presidente di Indagini 3 Centro consumatori e del comandante dei Nas Carabinieri Pescara Domenico Candelli, che ha evidenziato il ruolo e le competenze dei carabinieri Nas quali tutori della salute e il loro impegno sul territorio. A conclusione, gli interventi di Antonella Di Tonno, responsabile di Coldiretti Donne Impresa Abruzzo, e dell’assessore Emanuele Imprudente.

Secondo Coldiretti, sul totale dei 398 allarmi che si sono verificati in Italia nel 2018 solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 194 provenivano da altri Paesi dell’Unione Europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%). Come se non bastasse, da una indagine effettuata dall’Efsa sugli alimenti venduti in Europa risulta che il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari è pari al 4,7% rispetto alla media Ue dell’1,2% e ad appena lo 0,4% dell’Italia”.

In altre parole, i prodotti extracomunitari sono 4 volte più pericolosi di quelli comunitari e 12 volte in più di quelli Made in Italy come è stato più volte evidenziato nel corso dell’incontro, in cui è stata ribadita l’importanza dell’etichetta di origine anche nell’ottica di una valorizzazione e di un ritorno economico per i territorio di provenienza della materia prima. “L’esperienza di questi anni dimostra l’importanza di una informazione corretta con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine nazionale dei prodotti che va estesa a tutti gli alimenti in tutta Europa” ha evidenziato Antonella di Tonno, responsabile regionale di Coldiretti Donne Impresa nel sottolineare che “va anche tolto in Italia il segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero per consentire interventi mirati in situazioni di emergenza sanitaria che si ripetono sempre più frequentemente”.

Da qui il senso dei numerosi punti di informativi che hanno costellato la piazza del Duomo: una raccolta firme  nell’ambito della petizione “Eat original” che, nelle prime due giornate della manifestazione aquilana, ha ottenuto un successo inaspettato con la firma di autorità, esperti, addetti ai lavori e semplici consumatori.

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