L’Aquila. Troppa severità, vessazioni e un massimo di due libri in cella: per questi motivi, una settantina di persone, legate alla campagna d’ispirazione politica autonomaanarchica “Pagine contro la tortura”, ha sfilato ieri all’Aquila in una manifestazione per protestare contro il regime di carcere duro “41 bis”. Sono stati due i momenti della protesta, che non ha registrato disordini grazie anche all’ingente schieramento di forze dell’ordine presenti, in divisa e in borghese. Il primo di mattina con un sitin nella zona della Fontana luminosa, con volantinaggio e corteo fino all’autobus. I manifestanti hanno mostrato uno striscione nero con la scritta “41 bis = tortura”. In seguito il gruppo si è spostato fino al carcere delle “Costarelle” che si trova a Preturo, nell’estrema periferia Ovest del capoluogo, per un presidio durato fino verso le 17. Anche se la città è stata colpita da un temporale, la pioggia non è arrivata fino alla casa circondariale a interrompere la manifestazione come invece accadde nel 2007, quando ci furono anche tensioni con le forze dell’ordine e imbrattamento dei muri in centro. Stavolta, invece, secondo quanto appreso dalla questura del capoluogo, è andato tutto senza problemi. Il carcere aquilano è particolarmente noto perché la sua sezione “41 bis” ospita tra i detenuti anche la componente delle “Nuove brigate rosse” Nadia Desdemona Lione, arrestata nel 2003 per aver partecipato agli omicidi di Massimo D’Antona (1999) e Marco Biagi (2002), oltre a numerosi esponenti della malavita organizzata. Alla vigilia della manifestazione, in una nota diffusa dal gruppo “Femminismo rivoluzionario”, tra gli organizzatori della giornata, si è sottolineato come “lontane dai propri affetti e dai propri figli, le 7 donne rinchiuse all’Aquila soffrano più degli uomini di questa condizione di carcere duro” e vengono denunciate “privazioni e vessazioni quotidiane del tutto gratuite ed esercitate al solo scopo di intimidazione e annichilimento” oltre alla severità riguardo al possesso e alla lettura di libri: “All’Aquila se ne possono tenere in cella solo due”.