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All’Aquila arriva Petr Davydtchenko, artista che ha chiuso la porta in faccia al progresso

Federico Falcone di Federico Falcone
27 Marzo 2019
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L’Aquila. Domani, dalle ore 10:00 alle 13:00, la cattedra di Storia dell’Arte dei Proff. Maurizio Coccia e Silvano Manganaro, ospiterà Language of Catastrophe in L’Aquila, un incontro con l’artista Petr Davydtchenko (Russia, 1986), che il 16 marzo scorso ha inaugurato a Trevi (Perugia), presso il Centro per l’Arte Contemporanea Palazzo Lucarini, la sua prima mostra personale italiana, dal titolo Millennium Worm.

Dal novembre 2016 Petr Davydtchenko sta conducendo un esperienza artistica estremamente radicale. Da quel momento, infatti, ha deciso di sostenersi solamente con gli scarti prodotti dal progresso, ha cominciato a vivere cibandosi esclusivamente di erbe spontanee e animali morti violentemente, raccolti nei dintorni di Maubourguet, dove vive presso The Foundry, una ex-fonderia che, negli ultimi anni, è diventata il centro di una nuova comunità creativa nel Sud della Francia.

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Dal 16 marzo, l’artista russo espone i risultati di questa lunga e inedita prassi artistica nelle sale del Centro per l’Arte Contemporanea Palazzo Lucarini, a Trevi (Perugia), in una mostra curata da Maurizio Coccia, e prodotta in collaborazione con a/politcal (Londra) e iaspis (Stoccolma). In quella sede sono presentati i video e gli eterogenei manufatti che documentano tutta l’esperienza. Ma non solo. L’edificio espositivo è infatti interessato, in tutta la sua estensione, da una complessa installazione ambientale, appositamente ideata da Davydtchenko con lo scopo di orientare e ritmare la ricezione di tutte le opere.

All’Accademia dell’Aquila Petr Davydtchenko incontrerà studenti, docenti e operatori artistici , per raccontare la sua esperienza, ma mettendosi anche a disposizione per un dibattito franco e aperto sui temi più controversi della sua proposta artistica, provocatoriamente all’incrocio fra estetica, sostenibilità, politica. Come afferma infatti l’autore stesso: “Penso che oggigiorno siamo scollegati dalla realtà, nessuno è davvero dentro il mondo reale. Trascorrere tutti i miei giorni con animali morti mi riallaccia alla sostanza del mondo reale. Questa sensazione di realtà è importante per me”.

BIO

Petr Davydtchenko (1986) è nato ad Arzamas-16, città militare chiusa della Russia europea centro-orientale. Cresciuto a San Pietroburgo, ha vissuto l’ostilità dei gruppi di estrema destra prima di trasferirsi in Svezia. Ormai al di fuori di questa sotto-comunità repressa, Davydtchenko reinterpreta i codici sociali attraverso l’esplorazione della semiotica culturale. Collocandosi al di fuori della società e senza effettuare alcuna spesa, critica la nozione di progresso, vivendo di animali uccisi sulla strada da macchine create dall’uomo. Ha conseguito la laurea in Belle Arti al Konstfack University College of Arts di Stoccolma e un Master in Scultura al Royal College of Art di Londra. Ha esposto alla 5° Biennale di Mosca, dove ha ricevuto il favore della critica per il suo lavoro Accession, poi acquisito da NCCA di Mosca. Il suo progetto Go and Stop Progress! è stato esposto nella presentazione della collezione di A/Political al Rua Red di Dublino insieme a Barbara Kruger, Oleg Kulik, Andrei Molodkin, Gustav Metzger, Shirin Neshat, Arsen Savadov, Andres Serrano, Santiago Sierra e Ai Weiwei. Nel 2017 è stato nominato per il Kandinsky Prize.

INFO

Petr Davydtchenko, Language of Catastrophe in L’Aquila

28 marzo 2019, dalle 10:00 alle 13:00

Accademia di Belle arti dell’Aquila – Cattedra di Storia dell’Arte, Aula 5

Parteciperanno:

* Petr Davydtchenko, artista

* Maurizio Coccia, docente e curatore

* Silvano Manganaro, docente e curatore

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