L’Aquila. Secondo indiscrezioni la Regione Abruzzo sarebbe in crisi di liquidità. Le casse sembrerebbero vuote per cui a rischio tutte le spese obbligatorie tra cui il pagamento degli stipendi e dei fornitori. Già nei mesi scorsi i compensi sono stati erogati con qualche giorno di ritardo. Tuttavia l’incresciosa situazione non costituirebbe una novità, già nel novembre scorso ci sarebbe stato un passaggio a vuoto quando il presidente della Giunta regionale, Luciano D’Alfonso, e l’assessore al Bilancio Silvio Paolucci hanno dovuto, con una delibera, attingere ai fondi sanità di oltre 100 milioni, 50 dei quali non ancora restituiti. La mancata restituzione del prestito potrebbe incidere sull’uscita dal commissariamento della sanità previsto in concertazione con il governo per l’autunno prossimo. In seno alla maggioranza di centrosinistra si sta cercando di correre ai ripari anche se con molte difficoltà alla luce di una situazione complessiva molto precaria. Incidono i conti in rosso, che non hanno permesso di adottare un bilancio e una legge di stabilità con risorse adeguate, ma anche il pesante taglio dei trasferimenti statali e quello da 70 milioni di euro dei fondi Par Fsc (fondi per sviluppo e coesione) 2007-2015. Oltre che da fonti interne alla Regione, la precaria condizione dei conti emerge dai mancati pagamenti di fornitori e trasferimenti agli enti pubblici: in questo senso, ci sono vibranti proteste per i pesanti ritardi. Uno dei primi a lanciare un ultimatum è stato il sindaco di Città Sant’Angelo,Gabriele Florindi, che, stanco di anticipare le risorse per i servizi sociali, ha scritto mettendo in mora la Regione e, in particolare, l’assessore al ramo Marinella Sclocco. Se ciò fosse vero, e considerata la mole dei pagamenti che effettua l’ente, significa che si stanno accumulando decine di milioni di euro di ritardi con evidenti riflessi economici e sociali. Un vero e proprio allarme che dovrebbe preoccupare molto anche perché potrebbero non essere più onorati neanche gli impegni correnti quali stipendi del personale e spese per la gestione della macchina regionale. Secondo quanto si è appreso, in questo momento servirebbe liquidità per una cinquantina di milioni da dover riversare, appunto, sul conto sanità. Altrimenti non si uscirà dal commissariamento, nonostante si stiano facendo altre iniziative molto dolorose che hanno provocato scontri politici e sociali, quali la chiusura punti nascita e la razionalizzazione dei pronto soccorso. Di questo D’Alfonso e Paolucci ne starebbero parlando con il governo Renzi.