L’Aquila. “Siamo tutti fuori classe, purtroppo” è il nome della petizione lanciata oggi da ActionAid e OpenPolis all’interno della neonata piattaforma sociale “U-Act”, che ha l’ambizione di dar voce direttamente al territorio e ad i suoi cittadini. Come? Dialogando direttamente con i decisori politici: ogni richiesta pubblicata viene infatti recapitata direttamente ai decisori, e gli utenti che l’hanno sottoscritta potranno seguire l’andamento della richiesta e capire quale politico ha risposto.
L’intento dell’istanza è ottenere da parte dell’amministrazione Comunale “una programmazione complessiva degli interventi di edilizia scolastica, celerità e condivisione nella progettazione delle opere, un monitoraggio costante e massima trasparenza nell’uso dei fondi disponibili, al fine di assicurare presto scuole migliori per tutto il territorio del Comune dell’Aquila”. Si chiede dunque, entro fine mese, la pubblicazione di un cronoprogramma specifico che esponga tempi di progettazione, approvazione, gara d’appalto e lavori per ogni scuola e l’istituzione entro febbraio di tavoli di lavoro tra i rappresentanti dei diversi istituti con l’Ufficio Scolastico Regionale ed i vari enti e settori di volta in volta interessati.
Effettivamente dopo i quasi sei anni trascorsi dal sisma ed i 19 milioni di euro stanziati per la ricostruzione scolastica nel capoluogo, un solo progetto esecutivo è stato approvato e seimila bambini subiscono giorno per giorno le conseguenze della crescente precarietà dei Moduli Scolastici ad Uso Provvisorio (MUSP). Questo, nonostante gli incontri con le associazioni, nonostante il Consiglio Comunale Straordinario dello scorso ottobre (conclusosi in un nulla di fatto) e dopo la raccolta di circa 5000 sottoscrizioni, portata davanti a Palazzo Chigi da una delegazione di studenti, genitori ed insegnanti, lasciati sulla porta d’ingresso.
Insomma, malgrado gran parte della classe politica sembri mostrare totale negligenza nei confronti di un’emergenza così notevole, la battaglia continua: adesso a colpi di firme.
Diego Renzi