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Delitto di Garlasco: inizia l’incidente probatorio e rispunta un’intercettazione

Luca Marrone di Luca Marrone
18 Giugno 2025
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Milano. Si è aperto ieri, presso la Questura, l’incidente probatorio nell’ambito della nuova indagine sul delitto di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. All’esame di undici tra periti del tribunale di Pavia, consulenti della Procura e difese, tracce acquisite nel corso dei sopralluoghi effettuati a ridosso dell’omicidio. Gli esperti della scientifica nominati dal Gip hanno proceduto ad aprire due scatoloni ritirati la settimana scorsa presso l’Unità Medicina Legale dell’Università di Pavia e presso il Comando provinciale dei carabinieri di Milano di via Moscova.

Saranno quindi necessari ulteriori incontri per accertare quali reperti siano stati effettivamente recuperati e potranno essere analizzati nel nuovo corso dell’indagine sull’omicidio, per il quale è stato condannato in via definitiva il fidanzato di Chiara Poggi, Alberto Stasi, ed è attualmente indagato Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello della giovane vittima.

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Tabella di marcia

Per prima cosa si è proceduto alla ricostruzione della catena di custodia dei reperti, tra cui frammenti di un tappetino del bagno, confezioni di tè, cereali, biscotti, yogurt, sacchetti della spazzatura, nonché alla verifica della corrispondenza fra i verbali di consegna e il contenuto effettivo di scatoloni e buste chiuse. Si è quindi fissata una sorta di tabella di marcia degli accertamenti da espletare in contraddittorio, nel termine di novanta giorni concesso dal Gip per il deposito dell’elaborato peritale. Quest’ultimo verrà poi discusso all’udienza del prossimo 24 ottobre.

Spazzatura e fogli di acetato

A quanto riporta Tgcom 24, è probabile che l’esame si sia focalizzato, all’inizio, sulla spazzatura presente sulla scena del crimine – la villetta dei Poggi – al momento del fatto. Era contenuta in un plico repertato nel 2007 e non è mai stata sottoposta a specifiche indagini tese a rilevarvi l’eventuale presenza di tracce biologiche.

Nelle scorse settimane si è molto parlato della possibilità di estrarre residui biologici dalle trentacinque strisce para-adesive impiegate nel corso della prima indagine per rilevare le impronte digitali presenti sul locus commissi delicti. Invece delle para-adesive, riferisce Adnkronos, sarebbero state recuperate impronte su fogli di acetato, supporto che potrebbe rendere più problematici gli accertamenti.

Impronte

Tra le impronte che si vorrebbero sottoporre a esame, anche la numero 10, recuperata il 17 agosto 2007 nella parte interna della porta d’ingresso di casa Poggi. All’epoca era stata ritenuta “non giuridicamente utile”. Secondo i Carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, si tratterebbe della traccia di una mano forse sporca di “sangue (della vittima o di altri)” o “di altra sostanza” che, all’epoca del processo ad Alberto Stasi, i consulenti dell’accusa non sono riusciti ad attribuire ad alcun soggetto.

Manca invece l’impronta numero 33, slatentizzata sul muro della scala che, in casa Poggi, conduce alla taverna e dove è stato rivenuto il corpo senza vita di Chiara. La Procura ritiene di poterla attribuire ad Andrea Sempio. Nel corso delle attività di rilevamento, nel 2007, è stata prelevata mediante asportazione dell’intonaco su cui era impressa: il reperto non risulta più disponibile e si potrà effettuare una valutazione dell’impronta attraverso la fotografia che la riproduce.

Confronti genetici

Ogni eventuale traccia biologica recuperata diciotto anni fa, e non attribuita, verrà confrontata per esclusione con il Dna di Sempio; di Stasi; della famiglia Poggi; di tre amici di Marco Poggi; di Paola e Stefania Cappa, le cugine di Chiara; di Marco Panzarasa, amico di Stasi; di tre carabinieri e del medico legale Marco Ballardini, intervenuti sul luogo del delitto. La difesa dei genitori di Chiara ha già chiesto peraltro di includere nella lista dei soggetti da sottoporre a confronto anche ulteriori nominativi, che depositerà a breve.

Cosa aspettarsi dall’incedente probatorio

“Ho ritenuto non necessaria la mia presenza oggi in quanto credo fermamente nelle capacità e nella professionalità del nostro consulente Garofano”, ha dichiarato l’avvocata Angela Taccia che, insieme al collega Massimo Lovati, assiste Andrea Sempio. “Le operazioni tecniche relative agli accertamenti genetici competono ai periti e ai rispettivi consulenti di parte, i quali possiedono la dovuta formazione in materia. Credo fermamente che ognuno debba attenersi e limitarsi alle proprie competenze, altrimenti si rischia di creare ulteriore caos e ulteriore clamore mediatico.”

“Credo nell’innocenza di Andrea Sempio fino a prova contraria, credo nella sentenza definitiva e non mi aspetto risultati eclatanti” dall’incidente probatorio. È quanto considerato, prima dell’inizio delle operazioni, dal generale Luciano Garofano, già comandante del Ris impegnato nelle analisi sui reperti rivenuti in casa Poggi nel 2007 e oggi consulente della difesa di Sempio.

“Lo stato di conservazione e la catena di custodia dei reperti sono assolutamente importanti. Adesso li dobbiamo aprire, non li abbiamo visti, perché li abbiamo solo ritirati. Li vedremo e ci ragioneremo. Credo cominceremo anche a fare delle campionature che poi saranno sottoposte all’analisi del Dna”, ha spiegato il generale. A proposito del Dna ritrovato sulle unghie di Chiara Poggi, che la procura di Pavia attribuisce ad Andrea Sempio, Garofano ha detto: “Io rispetto l’incidente probatorio: sia il professor De Stefano, sia il professor Giardina, sia io abbiamo definito quel Dna maschile parziale non idoneo ad alcuna attribuzione. Lo stesso dottor Ricci ha confermato che quel Dna potrebbe essere comune a tanti uomini che non fanno parte della banca dati con cui hanno fatto il calcolo statistico, credo che la deduzione sia abbastanza semplice.”

“Pare che questi reperti siano stati conservati a temperatura ambiente, però li vedremo. Siamo molto curiosi. Al momento non ci aspettiamo nulla. Vedremo che cosa c’è dentro i plichi di cui tanto si parla. E poi vedremo come sarà l’impostazione che i periti vorranno dare al loro lavoro”, ha dichiarato Dario Radaelli, consulente della famiglia di Chiara Poggi, al suo arrivo in questura per l’incidente probatorio. “Noi seguiremo la loro attività e cercheremo di dare il nostro contributo. Direi che le tecniche attuali hanno fatto ampi passi avanti e se da questi reperti verranno delle informazioni, le valuteremo con interesse.”

“La famiglia Poggi”, ha aggiunto Radaelli, “è ricaduta nel baratro che ha già affrontato diciotto anni fa. Ci aspettiamo questa volta una soluzione definitiva.”

“Il problema sono i giornalisti”

Nel frattempo, i mass media hanno recuperato, dal materiale della prima indagine, una ulteriore intercettazione – dopo quelle diffuse alcune settimane fa – relativa a un colloquio telefonico tra Stefania Cappa, una delle cugine di Chiara, e il padre, l’avvocato Ermanno Cappa.

Vi ha provveduto, questa volta, la trasmissione Quarta Repubblica, rendendo nota una conversazione risalente al 28 settembre 2007, che coglie il modo in cui Stefania ha accolto la notizia della scarcerazione di Alberto Stasi, all’epoca indagato per l’omicidio.

Ermanno Cappa: “Pronto.”

Stefania Cappa: “Ciao Bombo.”

E: “Ci sono tutti i giornalisti perché mi ha detto Gianni che hanno scarcerato Stasi.”

S: “No!”

E: “Sì, e allora ci sono tutti i giornalisti che rompono dalla zia Rita, da tutti. Quindi state lontano dai giornalisti, con educazione, ma lontano.”

S: “Ma proprio scarcerato?”

E: “Sì.”

S: “Ma vaff*****o.”

E: “Ma no vabbè vaff*****o, cosa c’entra?”

S: “Ma scarcerato agli arresti domiciliari o proprio…”

E: “No, no scarcerato.”

S: “Ma porca miseria.”

E: “E… Quindi adesso ne parlo con Gianni. In questo momento non ti deve interessare. Insomma, povera famiglia, povero ragazzo se, se, se… Non è questo il problema, il problema sono i giornalisti. Capito?”

S: “No, no, no. Ok.”

E: “Si riscatenano, nel paese è pieno di giornalisti.”

Come “leggere” questo dialogo? Qualcuno ha scritto che risulta significativo per lo “spaccato emotivo e familiare che restituisce”. Considerato in tale prospettiva, al di fuori delle esigenze investigative che avevano giustificato l’intercettazione, si può di certo affermare che esso documenti, in modo assai efficace, il clima teso e inquieto che si respirava in quei mesi a Garlasco. E che la nuova indagine, nel ripercorrere i meandri di una vicenda ancora oscura e misteriosa, sta inevitabilmente rievocando.

Tags: Chiara PoggiDelitto di Garlasco
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