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Omicidio Pavone: per Gagliardi pena ridotta in Appello, esclusa la premeditazione

Redazione Centrale di Redazione Centrale
21 Maggio 2016
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Pescara. La Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila ha escluso l’aggravante della premeditazione e ha ridotto a 19 anni di reclusione la pena a carico di Vincenzo Gagliardi, l’impiegato delle Poste a Pescara condannato in primo grado a 30 di reclusione per l’omicidio dell’ingegnere informatico Carlo Pavone, colpito sotto casa a Montesilvano (Pescara) con un colpo di fucile il 30 ottobre 2013 e morto il 16 novembre 2014, dopo un anno di coma. giudice processo tribunale 2La Corte, presieduta dal giudice Luigi Catelli (a latere Armanda Servino), ha maturato la sua decisione dopo quasi quattro ore di Camera di consiglio. L’imputato, difeso dall’avvocato Renzo Colantonio, era presente in Aula e alla lettura della sentenza e’ rimasto impassibile. Presente anche la sorella della vittima, Adele Pavone, costituitasi parte civile insieme al fratello Rocco e alla madre Concettina Toro. Nella precedente udienza, il procuratore generale, Romolo Como, aveva chiesto la conferma della condanna emessa dal gup del Tribunale di Pescara, Maria Carla Sacco, cioe’ l’ergastolo, ridotto pero’ a 30 anni per lo sconto di pena previsto dal rito abbreviato. I giudici aquilani, inoltre, hanno confermato le provvisionali di 150mila euro per i due fratelli di Pavone e la madre e di 200 mila euro per i due figli della vittima. Secondo l’accusa, Gagliardi, che in passato ha lavorato con la moglie di Pavone e con la quale aveva una relazione sentimentale di cui la vittima era a conoscenza, avrebbe atteso l’ingegnere informatico sotto casa e gli avrebbe sparato. Per le motivazioni bisognera’ attendere il 14 agosto. “Da una parte – hanno commentato gli avvocati Massimo Galasso e Marino Di Felice, legali dei fratelli e della madre della vittima – siamo soddisfatti perche’ anche la Corte ha riconosciuto che e’ stato Gagliardi a sparare e ad uccidere Carlo Pavone. Dall’altra – hanno aggiunto – dobbiamo capire perche’ ha deciso di escludere l’aggravante della premeditazione. Aspettiamo, dunque, le motivazioni per conoscere le ragioni che hanno determinato la decisione dei giudici”.

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