Campotosto. Rara pianta carnivora è stata riscoperta grazie ad una esplorazione dei fondali dai botanici Leonardo Rosati (Università Basilicata), Goffredo Filibeck e Laura Cancellieri (Università Tuscia), e Mattia Azzella (Università Sapienza), durante i primi campionamenti di uno studio sulla vegetazione sommersa del lago, che finora non era mai stata esplorata così a fondo.
La pianta appartiene al genere Utricularia (“erba-vescica” in italiano), sono piante acquatiche con caratteristiche straordinarie: sono dotate di piccole vesciche rigonfie, sormontate da peli sensibili. Quando un minuscolo crostaceo o una larva di insetto acquatico sfiorano uno di questi peli, si apre una valvola e l’acqua viene bruscamente aspirata, “ingoiando” l’insetto in meno di un millesimo di secondo: infatti, la pressione all’interno della vescica è inferiore a quella esterna perché la pianta può espellere gradualmente l’acqua. La pianta utilizza i piccoli animali che cattura come fonte di azoto per produrre le proteine, giacché vive in acque povere di minerali.
“La Biodiversità di un territorio rappresenta oggi più che mai la vera ricchezza dello stesso in termini di capacità di rigenerarsi assicurando alle future generazioni la conservazione di una qualità ambientale significativa”, afferma il Presidente del Parco Avv. Tommaso Navarra, “si attesta a ben 2678 il numero di piante censite nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga che, va ricordato, è il numero più alto in un’Area Protetta Europea e del Mediterraneo, a riprova della straordinarietà del nostro territorio”.
Una pianta del genere Utricularia era stata segnalata nel 1907, in un articolo scientifico che descriveva la vegetazione dell’allora torbiera di Campotosto, quando il lago artificiale non era ancora stato realizzato: la pianta carnivora viveva nelle pozze che costellavano la vallata. In seguito alla creazione dell’invaso, la specie non era più stata rinvenuta ed era stata dunque iscritta nella lista delle “estinte” in Abruzzo, assieme ad altre 20 specie rare, scomparse a causa della creazione del bacino idroelettrico.