Lo scrittore salernitano Antonio Lanzetta ha esordito come autore di romanzi fantasy, per poi abbracciare il genere thriller con il racconto breve “Nella pioggia” finalista al premio “Gran Giallo Cattolica”, e con i romanzi “Il buio dentro”, “I figli del male” e “Le colpe della notte” (La Corte editore). “Il buio dentro” è stato tradotto da Bragelonne, una delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, in Francia, Canada e Belgio, e nominato dal “Sunday Times” come uno dei cinque thriller non inglesi migliori del 2017. Sono seguiti il romanzo gotico “L’Uomo senza Sonno” (Newton Compton) e “Il tempo dell’odio” (La Corte editore).
Leggendo i suoi romanzi, pensiamo a una letteratura che sa raccontare la realtà e riesce a far riflettere i lettori attraverso le vicende di personaggi comuni nel senso più nobile del termine, che cadono e si rialzano, affrontano il buio e sopportano le cicatrici, in cui ognuno di noi può immedesimarsi. Antonio è un lettore appassionato e uno scrittore istintivo – per cui conta più l’ispirazione del momento che la pianificazione a priori di un intreccio – ma soprattutto una persona molto interessante, cortese, autentica, disponibile.
Ecco la sua intervista, liberamente ispirata al Questionario di Proust:
. Qual è il tratto principale del tuo carattere? Sono una persona tranquilla, socievole quando è in compagnia ma che sa prendersi i giusti tempi per stare da solo.
. Cosa apprezzi di più dei tuoi amici? Ho pochi amici, mi piacciono le persone non appiccicose, quelle con cui posso condividere interessi senza essere schiacciato dall’ansia.
. Il tuo peggior difetto? A volte sono pigro.
. Se potessi andare a cena con uno scrittore/scrittrice del passato, chi sceglieresti? Richard Matheson
. Tre aggettivi che ti descrivono? Semplice. Curioso. Caparbio.
. Un verbo che ti rappresenta? Imparare. Non mi stanco mai di apprendere cose nuove dalla vita.
. A proposito dei social: in cosa hanno migliorato e in cosa hanno peggiorato il mondo dei libri? In un periodo in cui i media tradizionali non dedicano più spazio alla cultura, dove non c’è una critica letteraria valida, i social permettono agli autori in alcuni casi di avvicinarsi ai lettori in altro modo, di restare in contatto con le persone. Peggiorato? Il fatto che sui social sembrano tutti vincitori. Vedi alcuni autori, leggi le cose che scrivono e ti sembra di avere a che fare con dei best selleristi, poi vedi quante copie hanno venduto in un anno e…
. Il tuo passatempo preferito? Leggere, guardare film.
. Esistono supereroi nella vita reale? Svegliarsi la mattina, affrontare una giornata di lavoro, arrivare a fine mese con bollette, rate e cose da pagare… chi riesce oggi a fare tutto ciò è un supereroe.
. Cosa detesti? Le persone invidiose e quelli che si piangono addosso.
. Un dono che vorresti avere? Un po’ di fortuna.
. Dan Simmons una volta ha detto che l’arte è ciò che lo provoca e lo fa sentire inquieto, anche per te è così? Non so se ai miei livelli si possa parlare di arte, ma la scrittura, o meglio la frenesia creativa, mi fa sentire bene e male. Attraverso momenti di ottimismo, seguiti da periodi di down, forti sbalzi d’umore che mi fanno sentire in qualche modo inquieto. Quindi sì, Simmons ha ragione.
. Hai una colpa o un rimorso con cui fare i conti? Chiunque ha colpe e rimorsi. Fermarsi a pensare a quello che potevamo fare e non abbiamo fatto però non ci aiuta a vivere meglio. Forse conviene lasciarsi le cose alle spalle e provare ad andare avanti.
. Il romanzo o il personaggio di cui sei più orgoglioso? Tutti i libri che ho scritto, nell’ordine in cui li ho scritti, per il semplice fatto che se guardo da dove sono partito, dove ho cominciato e i progressi che ho fatto per arrivare dove sono ora, senza dire grazie a nessuno, ma animato dalla voglia di fare… be’, tutto ciò mi rende in qualche modo orgoglioso di me.
. Non esiste né il bene né il male assoluto, la difficoltà sta nel raccontare le sfumature? La vita reale è fatta di sfumature. Chi si convince di essere buono o cattivo, mente. È ciò che si muove nel mezzo di due poli opposti, quella forza che anima le persone a fare la differenza.
. Insegna più la sconfitta o la vittoria? Entrambe. La sconfitta ti insegna che puoi ricominciare da dove hai sbagliato. La vittoria ti fa capire che gli sforzi fatti per raggiungere un risultato sono solo l’inizio e che devi continuare a sbatterti.
. Cosa saresti, se non fossi diventato uno scrittore? Continuerei a essere ciò che sono, nonostante scriva romanzi di sera e nel tempo libero: un impiegato.
. Il sud, come terra di natura, sole e luce, è per contrasto l’ambientazione ideale per storie buie e inquiete? Il sud si presta per tante storie. È un contenitore di storie, di voci da raccogliere, reinterpretare, raccontare.
. Parafrasando Stephen King, un racconto è come un bacio veloce, nel buio, ricevuto da uno sconosciuto, il romanzo una relazione profonda: sei d’accordo? Ci vuole un talento incredibile nello scrivere racconti. Condensare tutto in poche pagine. Il racconto è come una coltellata. Deve arrivare subito al punto, per il romanzo invece ci vuole una visione più ampia, un modo di trattare con la storia, di lasciarla crescere, di passare dall’inizio alla fine ed essere avvincente.
. In una storia contano più i personaggi o la trama? Per me la trama è solo un accadimento di eventi senza personaggi. Da lettore, mi capita di imbattermi in libri usa e getta, focalizzati solo sulla trama, che intrattengono mentre li leggo ma che rimuovo in fretta dalla testa una volta che ho deposto il romanzo finito sullo scaffale. Personaggi ben delineati, tridimensionali, invece, creano empatia. Ricordi il loro volto, il tono con cui parlano, anche a distanza di tempo.
. Per cosa vorresti essere stimato? Non lo so, non ci ho mai pensato. Forse per i romanzi che scrivo o per il semplice fatto che provo a essere una brava persona.
. Tre cose che salveresti dalla fine del mondo? Gli animali, i bambini, i libri.
. Lascia scritto il tuo motto della vita: Rubo il mio motto a Kafka: nella vita non vorrei essere altro che letteratura.