Massimo Carlotto è scrittore, drammaturgo, giornalista, saggista, fumettista e sceneggiatore. Da sempre lettore onnivoro di una famiglia di grandi lettori, come ha spiegato lui stesso, ha scritto decine di racconti e romanzi, tra i quali ricordiamo: per le edizioni e/o “Il fuggiasco” del 1995, la saga dell’Alligatore, “Le irregolari. Buenos Aires horror tour”, “Arrivederci amore, ciao”, “L’oscura immensità della morte”, “Niente, più niente al mondo”, “Nordest” (con Marco Videtta), “Alla fine di un giorno noioso”; per Einaudi ha pubblicato “Mi fido di te” (con Francesco Abate), “Respiro corto”, “Cocaina” (con Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo) e i quattro romanzi del ciclo “Le Vendicatrici” (con Marco Videtta); “Verrà un altro inverno” e “Il turista” sono editi da Rizzoli e “Il francese” da Mondadori; appena uscito il bel romanzo “Youthless – fiori di strada” per l’editore HarperCollins.
È considerato uno dei migliori autori italiani di noir e tra i più noti a livello internazionale, ha vinto numerosi premi sia in Italia che all’estero, i suoi libri sono tradotti in molte lingue e alcuni sono stati trasposti in film. Il romanzo di genere consente a Massimo Carlotto di scrutare e comprendere la società contemporanea, di raccontarne le trasformazioni, e in questa ottica il crimine diventa “il buco della serratura attraverso il quale osservo la realtà”. Ma ogni definizione, in quanto chiusa tra confini ben precisi, non si adatta al suo lungo e variegato percorso d’autore, che tende sempre più a una forma di romanzo che va al di là del genere e che si avvale del thriller e del noir senza rinchiudersi in essi: “viviamo in una società così complessa che può offrire infiniti mondi di esplorazione romanzesca”. Massimo Carlotto è un signore, corretto cortese disponibile, di quella gentilezza discreta e asciutta che ritrovo in molti veneti, senza orpelli e per questo autentica e amabile.
Ecco a voi la sua intervista, liberamente ispirata al “Questionario di Proust”:
. Intende la scrittura come osservazione della realtà o necessità personale? Ho scelto di evitare di “abitare” i miei romanzi. Credo non ci sia nulla di più noioso delle paturnie esistenziali degli autori quando invadono impropriamente la scrittura. La letteratura racconta storie. Le storie sono il motore del mondo.
. Il suo hobby preferito quando non scrive? Viaggiare. Non scrivo ma continuo a lavorare: penso, rifletto, immagino. La letteratura, ma anche le altre forme narrative che pratico, implicano una dedizione costante.
. “Youthless – fiori di strada” appena pubblicato è un romanzo scritto con altri 4 autori: che esperienza di scrittura è stata per lei? Non è la prima e non sarà l’ultima. La scrittura collettiva obbliga a una ridefinizione delle proprie concezioni e a interrogarsi sul significato di romanzo nella nostra società. E poi è una grande palestra dal punto di vista umano. Questi progetti hanno successo se si fondano sul rispetto del lavoro altrui.
. Per le sue storie, trae ispirazione dalla realtà o dalla sua immaginazione? Sempre dalla realtà. Il mio progetto narrativo è la descrizione della società attraverso il noir. L’immaginazione è la contaminazione successiva, la finzione letteraria poi domina il romanzo. Altrimenti scriverei saggi travestiti da romanzi.
. La provincia rispetto alla città rende meglio come ambientazione di storie noir? Le modificazioni urbanistiche, dettate dallo sviluppo economico dal dopoguerra a oggi, hanno profondamente modificato il territorio. In certe regioni come il Veneto ormai è difficile distinguere tra città e provincia, ha più senso parlare di Nordest, una zona molto più vasta e a suo modo tentacolare come una metropoli. Però la provincia, come ci ha insegnato Simenon, ha un modo diverso di rapportarsi al crimine, anche in termini di ferocia.
. “Esiste qualcosa di più spaventoso delle persone?” si chiedeva Svetlana Aleksievič. È d’accordo? Non lo so. Sono frasi che si prestano a diverse interpretazioni. Potrei citarne una dove al posto di persone sta scritto “natura”. Certo che la storia del mondo ci insegna che l’uomo è capace di enormità inenarrabili. Per fortuna riusciamo ancora a indignarci e a reagire e questo riafferma quotidianamente la volontà di combattere il male e le ingiustizie.
. A volte la cronaca nera supera, per crudeltà e abisso, la fantasia dei romanzi: il mondo di oggi è peggiorato o semplicemente è più informato? Entrambe le cose perché si è modificata la relazione tra crimine e società. Oggi è molto più invasivo, non è più solo frutto dell’emarginazione dato che è arrivato a infettare il mondo della politica e dei colletti bianchi. Di fronte a questa situazione che desta inquietudine, il cittadino chiede una maggiore informazione. Oggi possiamo tranquillamente affermare che viviamo in una società criminogena che sviluppa crimine e anticrimine in una spirale senza fine.
. Cosa apprezza di più dei suoi amici? L’amicizia è un universo complesso e indefinibile perché non è solo una percezione, ma una realtà ben precisa quando si trasforma in presenza. E si verifica solo nei momenti di bisogno. L’amico è quello che c’è. Sempre e comunque.
. Di quale suo romanzo è più orgoglioso? Del prossimo.
. Quale invece, se ce n’è uno, riscriverebbe in modo diverso? Nessuno. I romanzi sono progetti che appartengono a un momento specifico della vita professionale di uno scrittore.
. L’imperfezione, rispetto ai modelli di successo felicità e potere che ci vengono inculcati, è un valore da difendere o una colpa di cui vergognarsi? Per fortuna siamo imperfetti. I modelli sono devastanti, obbligano le persone ad annullarsi. Le persone più interessanti sono manifestamente imperfette.
. Il giallo è ormai un genere in cui convergono idee ed elementi diversissimi, qual è la sua definizione di giallo? In Italia il giallo è il romanzo poliziesco. Non ne ho mai scritti, mi sono sempre dedicato al noir che preferisco perché non è costretto da gabbie narrative e soprattutto ha una concezione diversa del crimine, nel senso che è una scusa per raccontare tutto quello che lo circonda.
. Sui social sembra ci sia posto solo per certezze incrollabili e convinzioni ferree, ogni idea tagliata con l’accetta: si è perso il valore delle sfumature e del dubbio? E del confronto. Nei social non c’è mai ricomposizione del conflitto determinato dal dibattito. Vince chi grida più forte. La mediazione che presuppone dialogo è inesistente.
. Vincere premi letterari prestigiosi, come nel suo caso lo Scerbanenco, è la soddisfazione più grande per uno scrittore o ce ne sono altre più significative? I premi sono importanti nei primi anni di carriera, poi scopri che la mail di un lettore che ti ringrazia perché il tuo romanzo lo ha aiutato in un momento difficile della sua vita è molto più importante.
. Un romanzo imprescindibile? Me ne vengono in mente almeno una trentina. Uno a caso: Berlin Alexanderplatz di Alfred Döblin.
. Nella sua mente nasce prima il protagonista o prima la storia, intorno alla quale poi adatta i personaggi? Sempre la storia, anzi il tema che voglio affrontare, poi arriva la storia e subito dopo i personaggi.
. Il migliore cattivo della letteratura? Giorgio Pellegrini.
. Se potesse andare a cena con un grande scrittore del passato, chi sceglierebbe? Passato recente: Leonardo Sciascia.
. Qual è il suo motto della vita: A brigante, brigante e mezzo.