Teramo. Gli anfiteatri custodiscono nelle rovine gli occhi del tempo, le lacrime del sacrificio e l’emozione della persistenza nell’oggi. Ci troviamo a Teramo, una città dalle antiche origini, la quale, come un diadema eterno, possiede delle suggestive rovine date dall’ellittico anfiteatro romano con perimetro di duecentootto metri. Nel perimetro murario si presentano diversi accessi, come quello ad arco sull’asse minore dell’ellisse e quello con tre archi affiancati lungo l’asse maggiore. L’epoca risalente di questa struttura dovrebbe appartenere al I secolo d. C. ma un velo di mistero continua a fare ombra sull’epoca certa di realizzazione.
Fino al 1926 i resti dell’anfiteatro furono confusi con quelli appartenenti al teatro romano, poiché su di entrambi erano state edificate diverse strutture ed essendo limitrofi non si riusciva a stabilire con chiarezza la provenienza dei materiali. Così, nel 1937, decisero di eseguire degli scavi per approfondirne la conoscenza identificativa dei resti che divennero ancor più visibili, nel loro impianto nord-sud, con il susseguente abbattimento degli stabili che vi erano d’intralcio lungo la muratura perimetrale dell’anfiteatro.
Tra le ipotesi più sentite, si pensa che questo anfiteatro fosse stato utilizzato come fortezza perché dei cunicoli, rinvenuti dal sottosuolo della struttura, lasciano identificare una finalità di tipologia militare. D’altro canto, nel centro storico di Teramo, sono presenti svariati passaggi sotterranei e la maggior parte di essi servivano per collegare le chiese tra loro, come è attestato dal cunicolo rinvenuto e reso visibile sotto il pavimento del duomo di Teramo dopo aver effettuato dei restauri.
Nel medioevo, all’anfiteatro come benanche al teatro romano, furono asportati diversi materiali utili per edificare le strutture circostanti, in particolare il duomo che, sia nella parete destra esterna che in alcune parti interne, riporta delle pietre scolpite e appartenenti proprio all’anfiteatro. Ad oggi, sopra di esso è collocato un grande edificio dell’ex seminario la cui costruzione, riconducibile al XVIII secolo, comportò l’irreparabile perdita delle strutture interne.
Pertanto, proprio a causa di queste “mancanze”, legate sicuramente a delle congrue esigenze, molti visitatori percependone un’immagine scarna e intrappolata ad una realtà che ha assorbito avidamente ogni beneficio, contemplano con dispiacere le perdite che non lasciano valorizzare gli elementi storici nella completezza. E, incanalandoci verso una visione aforistica, potremmo racchiuderne una conclusione appropriata al caso facendoci dono delle parole di C.W. Ceram, il quale sosteneva che: “L’archeologia, oltre ad essere una scienza è un’arte, è infatti anche azione e avventura dello spirito”.