L’Aquila. Entriamo con grazia nel cuore delle tradizioni e, con suono metallico percepiremo la voce delle acque che decantano musicalità mentre scivolano dentro la famosa conca in rame, annunciandone l’operosità del popolo abruzzese che, nel ‘900, mediante questo ampio recipiente, trasportava l’acqua raccolta dalle fontane pubbliche al fine di beneficiarne nelle loro dimore. Nel passato la conca era molto utilizzata dalle donne che, tenendola in equilibrio sul capo con l’ausilio di un panno avvolto a ciambella e definito “spara” o “cercine”, riuscivano ad avere un bilanciamento perfetto su quelle stradine irregolari di campagna che percorrevano abitualmente con non poca fatica.
Essa, realizzata tipicamente con dei manici ad ansa e talvolta tortili, presenta il fondo concavo e l’imboccatura larga, mentre nella parte centrale vi è un notevole restringimento. Queste caratteristiche, così ben particolareggiate, erano state studiate al fine di creare una sorta di stabilità sia per il trasposto sulla testa che per farla mantenere in una posizione statica anche quando la si collocava su di un pianale. Nonostante fosse utilizzata prevalentemente per il trasporto delle acque, era molto utile anche per contenere altri liquidi e, talvolta, delle cibarie. Il contenuto che dunque si versava nella conca, veniva poi prelevato da una sorta di mestolo chiamato “maniere” o “maniero” se dotato di un solo beccuccio per versare, mentre “sorello” se munito di due beccucci.
La conca, rivelandosi quindi utilissima per accogliere le provviste alimentari, veniva pulita accuratamente con dell’aceto e sale, al fine di non farla imbrunire, ma di mantenerla sempre lucida e con il suo caldo colore ramato. Naturalmente, coloro che non erano predisposte ad una pulizia approfondita, la utilizzavano comunque, con noncuranza verso la stessa e non garantendo un buon esempio di igiene.
A quei tempi, le fontane pubbliche erano state realizzate con un criterio di agevolazione proprio per usufruire della conca, poiché esse erano dotate di due sbarre di ferro, migliorandone il posizionamento di questo recipiente sotto il getto dell’acqua corrente. Inoltre, le strutture delle fontane venivano realizzate all’altezza della vita del corpo umano, permettendo in tal modo di issare la conca sul capo con minor affaticamento.
Nell’attualità, la conca abruzzese rappresenta un marchio della tradizione e viene utilizzata in ambito artistico per decorare un angolo di casa, di un terrazzo, di una campagna, corredandola al suo interno con tante idee creative, come ad esempio i fiori di confetti sulmonesi, oppure lasciandola libera nella sua autenticità espressiva. Inoltre, la produzione di questa bellissima manifattura artigianale, viene riprodotta anche in miniatura, rappresentandone bensì, un souvenir molto gradito e un buon simbolo di patriottismo per i più sensibili verso la propria regione.
Infine, per i più curiosi sulla lavorazione della famosa conca, sottolineiamo un antichissimo metodo artigianale, ovvero la tecnica dello sbalzo, in cui l’artigiano con un particolare martello battendo sulla lastra di rame, posta su una specie di incudine e in entrambi di materiale ligneo, creava dei meravigliosi bassorilievi decorativi, rendendola unica nella sua pregevolezza artistica. Poiché le lavorazioni di un tempo, a differenza del nostro quotidiano, si avvalevano solo dell’esperienza manuale, mentre ad oggi, mediante degli strumenti di precisione, si ha il privilegio di realizzare molte manifatture con poca fatica, ma certamente esse, non potranno beneficiare dell’espressione autentica di una mano esperta che, col sacrificio dato da una lunga esperienza di apprendimento, ne ha caratterizzato la vera bellezza dell’arte.