Castelvecchio Subequo. Adagiato su uno sperone di monte di roccia Putano, Castelvecchio Subequo diamanta di antichissima origine i piedi del monte Sirente e, con il suo sorprendente passato, segna il territorio di vivo interesse storico e culturale. Tra i suoi vicoli, che profumano di aria fresca anche d’estate, si affacciano orizzonti ammirevoli e paesaggistiche dal tocco antico, traendone un’immagine di forza che non si lascia condizionare dalle tossicità di un’eccessiva “evoluzione”.
Passeggiando nella graziosa e accogliente piazza di San Francesco, ci troveremo dinnanzi ad un raro esempio di architettura francescana, si tratta proprio della chiesa di San Francesco con l’annesso convento, rilevante per la sua importanza storica oltre che per le ricchezze spirituali che possiede al suo interno. La costruzione della chiesa con l’attiguo convento fu fondata nel tredicesimo secolo, mentre la facciata barocca è risalente al 1647.
Essa si sviluppa su tre navate ed è ornata da ricchi altari rinascimentali e barocchi, di cui, l’altare maggiore è decorato da statue lignee. Nella Cappella gotica, dedicata a San Francesco, troviamo dei straordinari affreschi del trecento di grande elevatezza artistica e culturale, provenienti dalla scuola di Giotto e raffiguranti la vita del santo. Inoltre, con intensa testimonianza cattolica, la chiesa conserva accuratamente un importantissimo reliquario d’argento, ovvero un’ampolla contenente il sangue di San Francesco sgorgato dalle sue stimmate. Tuttavia, si ricorda con venerazione anche la data dell’1 ottobre 2013 poiché c’è stato il miracolo della liquefazione del sangue.
Nel convento invece, un piccolo museo di arte sacra prende la scena con i suoi preziosi, fra cui una croce da altare del 1403 realizzata dall’orafo sulmonese Nicola Piczulo, reliquiari risalenti al quattordicesimo-sedicesimo secolo, La Vergine col Bambino e due angeli detta “Pasquarella”, monete e bronzetti romani e medievali e due statuette lignee del quindicesimo secolo raffiguranti Santa Caterina d’Alessandria e San Ludovico di Tolosa.
Nel 1902 questa meravigliosa struttura architettonica è stata dichiarata monumento nazionale e, con la sua grande espressione artistico-culturale, ne profila un forte orgoglio per il nostro Paese, poiché incentrando il valore della cultura e dell’arte nel beneficio collettivo della tradizione locale, esalta di sensibilità il principio dell’accoglienza, introiettandolo ad ogni passante che fascinosamente ne attenziona le vesti di un percorso storico, contemplandolo radiosamente sulle ali del nostro futuro e ornandone altresì, gli orizzonti di una crescente e sana consapevolezza.
D’altro canto, come sosteneva lo scrittore Marcus Garvey “Un popolo senza la conoscenza della propria storia, origine e cultura è come un albero senza radici”. Pertanto, è nostra premura tutelare quelle eredità materiali che si traducono in abbondanza morale, al fine di usufruirne con coscienza per poi consegnarle ai nostri posteri nel rispetto di quella integrità che ha consolidato di virtù le nostre vite.
Infine, possiamo incentrare il fulcro di cotanta sacralità in queste sentite parole di San Francesco: “Ecco il punto prediletto, ecco il luogo dove vuole il mio Signore che vada a fondare un nuovo convento” e così, il piccolo ma prezioso paese di Castelvecchio Subequo, ne ha accolto con riconoscenza l’immensa generosità del santo fondatore.