L’Aquila. “Caro sindaco” di Melitopol Ivan Fedorov, “tu e alcuni dei tuoi colleghi siete stati rapiti dall’esercito russo. Abbiamo fatto un appello per la tua liberazione e abbiamo bisogno di mantenere l’attenzione dei media e della comunità internazionale sul destino dei tuoi colleghi. Rappresentate una reale difesa dei valori e dei principi in cui crediamo e abbiamo grande rispetto per te e per i tuoi colleghi”. Lo ha detto il presidente del comitato delle regioni Apostolos Tsitikostas all’inizio dei lavori dell’assemblea plenaria del comitato.
“Noi inauguriamo la nostra sessione con un dibattito straordinario sull’Ucraina, Paese vittima di un brutale, non giustificato e non provocato attacco militare da parte di un regime la cui illegalità” è caratterizzata da “estremismo e revanscismo che ricorda le ore più buie di questo continente”, ha detto Tsitikostas. “Non abbiamo mai smesso e non smetteremo mai di dare ai nostri colleghi ucraini accoglienza nelle nostre istituzioni, per far sentire la loro voce ai cittadini europei”.
“Una mattina mi sono svegliato perché nella stanza accanto alla mia stavano torturando dei civili che avevano rapito durante la notte”. È la testimonianza dei propri sei giorni di prigionia data dallo stesso Fedorov nel corso del suo intervento in videocollegamento.
“Quando mi trovavo in prigione ho chiesto ai russi ‘perché mi rapite?’ – ha anche raccontato -. Mi hanno detto
che volevano salvare la terra russa, un motivo molto stupido perché erano nell’Est dell’Ucraina, e abbiamo il
90% di ucraini. Hanno detto che volevano liberarci dal nazismo. Io ho 33 anni e non riesco a trovare un nazista
in Ucraina. Io lo so chi è il nazista in Ucraina: sono i soldati russi. Fedorov ha ricordato che poco dopo
l’invasione russa “migliaia di cittadini, malgrado la città occupata, erano scesi per le strade dicendo ai soldati
russi di andarsene: I soldati russi hanno sparato sui cittadini e molti sono stati rapiti”.
Secondo il sindaco di Melitopol i russi hanno deciso il suo rapimento perché “siamo un ottimo esempio di decentramento. Sono stati i sei giorni più pericolosi della mia vita”.
“Noi tutti conosciamo il motivo per cui Putin è venuto da noi in Ucraina – ha detto anche Feddorov -, perché nel 2014 il nostro paese e tutte le città hanno fatto una scelta di avere un futuro europeo: non dell’Unione Sovietica ma dell’Unione Europea”.
Come Fedorov, è intervenuto Vadym Boychenko, sindaco di Mariupol: “I Russi hanno distrutto oltre il 90% delle infrastrutture delle nostre città, scuole, asili, ospedali, parchi e anche una chiesa. Il nemico sta prendendo di mira tutto. Tutto viene trasformato in obiettivo militare, come la piccola Tatiana morta per mancanza di acqua sotto casa o la signora anziana morta nell’ospedale colpito. Oltre 20mila cittadini della nostra città sono diventate vittime di questa atroce guerra – ha ricordato anche il sindasco di Mariupol – E’ il doppio rispetto a quanto fatto durante la
seconda guerra mondiale da nazisti e fascisti. La guerra in Ucraina è nel cuore d’Europa: L’Ucraina è diventata uno scudo umano per milioni di cittadini europei”.