Pisa. La Russia ha sfruttato la pandemia per migliorare la propria immagine nel mondo e per rafforzare il suo “soft power” all’estero. È quanto emerge da un recente studio realizzato da Serena Giusti della Scuola Superiore Sant’Anna e da Eleonora Tafuro Ambrosetti dell’ISPI.
Le ricercatrici hanno analizzato l’utilizzo che la Russia ha fatto della crisi pandemica in relazione ai propri fini geopolitici, giungendo alla conclusione che “la Russia ha usato la diplomazia sanitaria per considerazioni geopolitiche, rafforzando alcune relazioni e cercando di screditare alcuni paesi e/o organizzazioni.”
In particolare – spiegano le studiose – “la strategia della diplomazia sanitaria si è articolata in due fasi consequenziali: in primo luogo, la cosiddetta ‘diplomazia delle mascherine’, ha caratterizzato le prime fasi della pandemia. Esso ha contribuito a incanalare l’immagine della Russia come un paese amichevole e solidale che poteva aiutare altri paesi al di là della loro appartenenza istituzionale, come testimonia la consegna russa di attrezzature mediche all’Italia, paese membro sia dell’UE che della NATO”.
La seconda fase è stata costruita sullo sviluppo del primo vaccino al mondo, la sua produzione e la sua distribuzione. “La Russia ha cercato di mostrare la sua presunta eccellenza e benevolenza in opposizione all’inefficienza e alle disfunzionalità occidentali, specialmente con riguardo ai paesi europei. Per entrambe le fasi si intendeva la manipolazione delle informazioni come rinforzo per il messaggio della Russia come paese benevolo e all’avanguardia nei vaccini.”
Per quel che riguarda l’Italia in particolare, le autrici sottolineano come il paese rappresenti un caso di studio assai interessante essendo stato investito da entrambe le fasi della diplomazia sanitaria russa, con il Cremlino impegnato a fornire aiuti nella prima fase della pandemia a fronte delle criticità sanitarie dell’Italia – scatenando aspre polemiche soprattutto in relazione al coinvolgimento del ministero della difesa russo nelle operazioni di sostegno – e successivamente con l’Italia al centro – per il caso di disinformazione legato a Adienne Pharma – della polarizzazione continentale sull’uso di Sputnik V.