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Il mito d’Achille a fondamento dell’identità teatina di Chieti, l’analisi dello storico

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
23 Marzo 2021
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Chieti. “Negli ultimi anni, nell’opinione pubblica regionale è stata messa in discussione la rilevanza storica del mito fondante la città di Chieti, fondata secondo tradizione dall’eroe omerico Achille o dai suoi uomini, i Mirmidoni, in onore della Ninfa Teti, madre del Pelide”.

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A comunicarlo, in una nota alla stampa, Cristiano Vignali, storico della Città di Chieti, che continua come segue.

Ovviamente, appare scontato che la fondazione da parte di Achille sia solo un mito e che come tale, benché abbia un fondo di verità, appartiene solo alla mitologia, alla leggenda.
È cosa nota che, le tradizioni sovranazionali, nazionali e locali sono state costruite virtualmente dagli intellettuali nel corso dei secoli, non  a caso, ma con una certa logica, andando a selezionare quello che ritenevano più suggestivo per creare un sentimento comune di unità e un orgoglio di appartenenza nel Popolo.
 In Italia, ad esempio, a fianco all’identità nazionale che affonda le sue radici nella Romanitas, esistono migliaia di identità cittadine locali che sono giunte fino a noi dall’Età del Ferro, dall’epoca degli Italici, non a caso la Penisola, non solo è la culla dell’Impero Romano, ma è anche la terra dei tanti “campanili” e delle “Piccole Patrie”, come d’altronde la Grecia ellenistica, e proprio nel Meridione dello Stivale c’era la cosiddetta “Magna Grecia” (Sull’invenzione della tradizione, vedi E. Hobsbawm, Torino, Einaudi, 1987 – I edizione 1983).
Queste tradizioni cittadine locali, dunque, hanno una origine antichissima, ed esistevano ben prima dell’affermazione dell’Impero Romano e in questo ambito rientra anche quella dell’antica Teate Marrucinorum, capitale dei Marrucini, popolazione di stirpe osco – sabellica in lotta contro Roma nella Guerra Sociale.
Il mito di Achille ha, sicuramente, un fondo di verità, poiché racconta l’unione tra le popolazioni indigene della Tuta Maruca che abitavano nella Maiella Centro – Orientale e le genti provenienti dal mare, dall’altra sponda dell’Adriatico e dal Mediterraneo Orientale, connubio che, tra l’altro,l ha dato vita alla nascita della città di Teate Marrucinorum.
Ad esso sono molto affezionati i Teatini, a tal punto che l’ “Achille a Cavallo” è presente sul simbolo del Comune di Chieti, a differenza di altri miti ben più conosciuti e valorizzati, come quello romano di Enea e quello napoletano di Partenope.
A tal proposito è nato un gruppo di amici, quello degli “Achilliani”, una sorta di comitato cittadino,  un centro studi permanente che si occupa della promozione e della valorizzazione del mito di Achille, ancora troppo poco conosciuto non solo a livello internazionale, ma anche italiano.
Il gruppo, coordinato dal giornalista Ugo Iezzi, direttore della Gazzetta di Chieti, ha già proposto la messa in posa di un busto raffigurante il Pelide Achille, copia di quello sottratto in città secoli fa, e la realizzazione di una marea di iniziative, tra cui spicca il “Festival Achilliano”, una tre giorni di studi e divertimento con artisti e scrittori sulla mitologia greca alla Villa Comunale di Chieti.
L’evento dovrebbe tenersi fra fine luglio, inizio agosto e il suo programma definitivo verrà presentato simbolicamente l’11 maggio prossimo, giorno di fondazione della città.
Dunque, è evidente che la leggenda di Achille fondatore di Chieti non è verità storica, altrimenti non sarebbe un mito, ma esso fa indiscutibilmente parte dell’identità teatina, quindi attaccarlo e demolirlo, ha una precisa valenza culturale e politica, cioè quella di indebolire la memoria collettiva dei Teatini, per cancellare l’identità cittadina di Chieti e omologarla a quella degli altri centri limitrofi.
È quindi, nostro compito tramandare alle giovani generazioni il mito e la storia di Chieti che come ha scritto lo storico Ludovico Gatto in un suo saggio è sempre risorta dalle ceneri come l’araba fenice, e in tal senso sono state scritte le mie opere: “Chieti Medievale” (2013), “Chieti e la Tarda Antichità” (2016), “Chieti e l’Araba Fenice” (2018).
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