“Grande preoccupazione per l’evoluzione della pandemia, che richiede l’innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale e la riduzione delle interazioni fisiche e della mobilità”. E’ quanto ha messo a verbale il Comitato tecnico scientifico nella riunione di ieri al termine della quale, sottolineano fonti del Cts, “non è stato suggerito al governo alcun lockdown”.
“Alla luce dell’aumento sostenuto della circolazione di alcune varianti virali a maggiore trasmissibilità si ribadisce di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone e della mobilità. Analogamente a quanto avviene in altri paesi Europei, anche a causa delle varianti
virali che potrebbero potenzialmente ridurre l’efficacia di alcuni vaccini, si rende necessario un
rafforzamento/innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale al fine di ottenere rapidamente una mitigazione/contenimento del fenomeno epidemico, indipendentemente dai valori di incidenza”.
Nel corso della riunione gli esperti hanno anche auspicato una “tempestiva conclusione” della revisione dei parametri del monitoraggio, in modo da rendere “più rapida l’azione di contenimento/mitigazione” da attuare sia a livello nazionale che locale. Nel Dpcm entrato in vigore oggi, spiegano ancora gli esperti, è stato inoltre previsto che le scuole di ogni ordine e grado devono passare in didattica a distanza nelle zone dove l’incidenza supera i 250 casi ogni 100mila abitanti. Questa stessa soglia il Cts l’aveva proposta lo scorso 8 gennaio per far scattare in automatico la zona rossa, ma era stata bocciata dai presidenti di Regione e poi accantonata dal governo che non
l’aveva inserita nel Dpcm del 14 gennaio. Ora invece è stata recepita, ma solo per quanto riguarda le scuole e si è lasciato ai governatori la responsabilità di intervenire ulteriormente. Gli esperti hanno però ribadito al governo che alla limitazione dell’attività scolastica faccia seguito anche una limitazione degli altri servizi, compresa la chiusura dei centri commerciali.