Chieti. Una gettata di cemento in spiaggia a pochissimi metri dalla battigia per la realizzazione di una struttura turistica. Sta accadendo a Fossacesia e, dopo il caso dei bagni vista mare sulla via Verde, nella stessa località del chietino, le foto che girano sui social stanno scatenando lo stesso moto di indignazione con centinaia di commenti e condivisioni.
A sottoporre la situazione alla stampa è il Coordinamento Tu Vi.V.A. composto da oltre 70 associazioni, comitati imprese del turismo e cittadini, che condivide lo sconcerto per l’ennesima iniziativa di ciò che ci sembra un’occupazioneinvasiva e legata a un vetusto progetto di sfruttamento delle spiagge del chietino.
Nelle foto si vedono gettate di cemento a pochissimi metri dal mare, addirittura fin quasi sulla zona bagnata dal moto ondoso (si notino i ciottoli bagnati fin sotto alle casseformi in opera).Ovviamente sono partite le prime segnalazioni agli organi di controllo per capire come sia stato possibile autorizzare tutto ciò, quando il Piano del Demanio marittimo prevede:1) una fascia di almeno 5 metri di rispetto dal bagnasciuga per permettere il libero transito lungo la spiaggia;2) il rispetto di determinate misure (1,5 in altezza) dal punto dell’onda di massima tempesta;3) l’uso per le nuove strutture di materiali “ecocompatibili”;4) TUTELA DEL TERRITORIO COSTIERO DALL’EROSIONE MARINA.
Il Coordinamento Tu Vi.V.A. aggiunge che “la fascia costiera è sottoposta ope legis a vincolo paesaggistico. La situazione venutasi a creare ci legittima a pensare che non tutte le precauzioni, osservazioni e cautele prescritte dalle norme siano state attentamente valutate anche a tutela dell’interessato alla concessione oltre che della collettività. Evidentemente, non sono bastati i disastri che vediamo tutti i giorni a causa di un uso assolutamente insostenibile dell’ambiente per indurre e realizzare un cambio di indirizzo nell’utilizzo di beni pubblici. Senza considerare, poi, la spada di Damocle sospesa sopra ogni litorale a causa dell’innalzamento del livello medio marino per il riscaldamento globale.
Concludiamo dicendo che le amministrazioni che concedono le autorizzazioni a tali usi del demanio, sono doppiamente colpevoli, in quanto da una parte concorrono a devastare i territori con una visione miope e arretrata dello sviluppo turistico costiero, dall’altra contribuiscono allo sperpero inaccettabile di soldi pubblici per difenderle dall’erosione e dalle mareggiate, che gli stessi operatori balneari poi richiedono.