L’Aquila. “La protezione dei lavoratori in questa fase è molto importante, altrimenti rischiamo davvero di lasciare morti sul campo e intere famiglie sul lastrico”. Così il segretario regionale della Cgil Abruzzo, Carmine Ranieri, sulla crisi che sta colpendo la regione a causa dell’emergenza Covid.
“In Abruzzo abbiamo vertenze che riguardano grandi aziende come Betafence, Denso, Deco, Atr e Yokohama, ma preoccupa anche la strage del lavoro nelle piccole e medie imprese” spiega Ranieri. “Il tessuto regionale, escludendo il settore agricolo, presenta circa 28mila imprese con oltre 200mila dipendenti e la media è di 7,2 dipendenti per azienda; il 74% delle imprese ha da 1 a 3 dipendenti, e sono proprio queste a creare oltre il 50% dell’occupazione”. Il segretario della Cgil abruzzese spiega che i settori più colpiti sono “ristorazione e commercio, in buona parte il turismo e poi l’automotive che, con l’eccezione di Fca, sta attraversando un periodo molto complicato. La cassa integrazione è esplosa, tanto che nel primo quadrimestre 2020 in Abruzzo si è registrato un incremento di 14 milioni di ore, 15 volte più del periodo precedente, senza contare il vertiginoso aumento delle richieste di reddito e pensione di cittadinanza, che a maggio davano da vivere a 51.572 abruzzesi”.
Secondo il dirigente sindacale non basta estendere cassa integrazione e blocco dei licenziamenti a dicembre, come annunciato dal governo. “Occorre coprire tutta la fase dell’emergenza e arrivare almeno fino a marzo” afferma Ranieri. “Occorre ripensare il sistema degli ammortizzatori sociali, garantendo la cassa integrazione a tutto il lavoro dipendente, senza ricorrere alla cassa in deroga. Infine, il tema della crisi di liquidità che interessa piccole imprese, ma anche artigiani, commercianti e partite Iva: su questo fronte forse la Regione avrebbe dovuto mettere in campo interventi per ampliare le possibilità di accesso al credito, perché sono davvero tanti ad averne bisogno” conclude Ranieri.