L’Aquila. Gli italiani sono divisi sul vaccino contro la Covid-19. Anche se la vaccinazione di massa è considerata dagli esperti la vera arma di difesa contro la pandemia, quasi uno su due dichiara di essere “poco propenso” a farla, una volta che questa sarà finalmente disponibile. I meno diffidenti sono pensionati e studenti.
E’ il risultato di una ricerca condotta dall’EngageMinds HUB dell’Università Cattolica, che evidenzia la distanza, rispetto al vaccino, tra i fatalisti e chi si sente impegnato in prima persona. La ricerca, condotta a maggio su un campione di 1.000 persone rappresentativo della popolazione e realizzata con interviste online, mostra che il 41% della popolazione ritiene una futura vaccinazione tra il “per niente probabile” o a metà tra “probabile e non probabile”, senza grandi differenze tra le diverse aree del Paese. In generale, spiega Guendalina Graffigna, ordinario di Psicologia dei consumi e direttore del centro di ricerca EngageMinds HUB, “i più giovani (34% contro il 41% del totale campione) e i più anziani (29% contro il 41%) sono meno esitanti nei confronti della vaccinazione. Più cariche di dubbi, invece, sono le persone tra i 35 e i 59 anni (48% contro il 41%)”.
Più che la professione, a fare la differenza sembra essere la psicologia: chi è fatalista e ritiene che il rischio di contagio da Sars-Cov-2 sia fuori dal suo controllo è più esitante rispetto al vaccinarsi (57%) contro il 41%), mentre chi è più “impegnato” e si sente in prima persona responsabile nella prevenzione, è più propenso. “Questi dati – conclude Graffigna – sono un campanello di allarme, perché segnalano la necessità di iniziare sin da subito con una campagna di educazione e sensibilizzazione per aiutare a comprendere l’importanza di vaccinarsi contro la Covid-19”. La ricerca arriva a pochi giorni dalle considerazioni della società italiana di Medicina Generale (Simg), che per i prossimi mesi spiega servirà un doppio piano vaccinale uno per somministrare quello per l’influenza e l’altro per la Covid.
“I vaccini” ha affermato Claudio Cricelli, presidente della Simg “saranno erogabili in maniera asimmetrica dal punto di vista temporale: quello per l’influenza a partire da metà settembre, quello per la Covid, attualmente nella fase 3 di sperimentazione, arriverà per l’inizio del 2021”.