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Caso Marsilio-Scoccia, la condanna delle Democratiche Abruzzesi: uscita sessista e discriminatoria

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
25 Maggio 2020
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L’Aquila. Continua la polemica sulle parole del presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, rivolte alla consigliera Marianna Scoccia che, recentemente, ha lasciato la maggioranza di centrodestra regionale per passare all’opposizione in Emiciclo. A condannare le parole del governatore abruzzese di Fratelli d’Italia le Donne Democratiche Abruzzesi, che si schierano al fianco dell’ex consigliera dell’Udc.

“Se la consigliera Scoccia fosse stata di sesso maschile”, si legge nella nota, “per commentare il suo posizionamento politico nell’attuale compagine consiliare in Regione Abruzzo il presidente Marsilio avrebbe usato la stessa metafora? Perché dunque usare il corpo delle donne, la loro specificità dovuta all’appartenenza di genere, per dare un parere di natura politica? In una parola perché usare proprio quella locuzione per esprimere un concetto semplice come quello di ‘tenere il piede in due staffe’?”

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“Non solo quella di Marsilio è stata una uscita sessista e quindi discriminatoria”, sottolineano le democratiche abruzzesi, “ma anche allusiva: tipico di una cultura becera che vede nelle donne esseri inferiori, funzionali a soddisfare i bisogni e le necessità degli uomini (della patria, della specie), non meritevoli comunque di rispetto riguardo la loro persona e i loro ruoli, professionali e politici”.

“È evidente quindi come ancora una volta il governatore Marsilio si sia rivelato totalmente inadeguato al ruolo che ricopre, totalmente. Scoprendosi per quello che è: l’interprete di un potere machista e clientelare”, proseguono, “così come inadeguata sembra la risata della consigliera Bocchino, incapace di ogni tipo di solidarietà femminile (visto che le discriminazioni sessuali molto spesso non hanno colore politico e lei per prima siamo certe avrà avuto modo di sperimentarlo da sé) tanto più dal momento che proprio lei è stata prima firmataria di una proposta di legge per il combattere il bullismo e il cyberbullismo, che altro non è che l’uso dei social e della tecnologia spesso proprio contro le donne e le ragazze, sempre più vittime di violenti attacchi di revenge porn e odio in rete”.

“Per questo la solidarietà che intendiamo esprimere ha un carattere fortemente improntato al rispetto dell’autodeterminazione e dell’integrità personale di tutte quelle donne che decidono, con grande senso di responsabilità, di prendere parte alla vita politica del loro paese e dei propri territori”, concludono,”la discriminazione in base al sesso è un atteggiamento grave, lesivo della dignità, insultante e impensabile all’interno di un luogo istituzionale come quello dell’assise regionale. Indica un difetto che se non riguarda tutti gli uomini, di certo attiene ad alcuni di loro, ancora troppi – secondo noi”.

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