Teramo. La celebre canzone abruzzese “Vola vola vola” festeggia 100 anni di vita e per l’occasione Gloria Scipione, giovane cantante teramana, omaggia uno dei più bei canti popolari di sempre con un’interpretazione inedita, una versione fresca del brano, distruibito da Halidon, e che dal 23 dicembre è disponibile su tutte le piattaforme digitali e su Youtube.
Nel centenario della nascita di “Vola vola vola”, canzone degli abruzzesi nel mondo che si ascolta ad occhi aperti, come fosse un quadro, Gloria Scipione ricorda: “In questo nuovo percorso artistico intrapreso da poco, che si è concretizzato con la collaborazione artistica del maestro Paolo Di Sabatino, dedicato alla canzone popolare, ho voluto fortemente omaggiare la canzone ‘Vola Vola Vola’ che nel mondo rappresenta l’Abruzzo; parla dei primi amori infantili, dei timidi e casti corteggiamenti, della poesia e della semplicità di un tempo”.
Una dedica di amore alla sua terra, che continua con queste parole: “L’emozione è quasi incontenibile nel cantarla, rivivo la mia infanzia nel mio paese fatta di poche cose e nient’altro, ove ogni pietra evoca memorie e ricordi antichi. Nello stesso tempo cantare ‘Vola Vola Vola’ mi rende felice, poiché spero che la mia voce possa infondere negli animi di molti corregionali e anche di molti italiani che vivono nei luoghi più disparati del mondo, gioia immensa, ravvivando in loro, l’affetto per la propria terra.
“Vola vola vola” canta di un gioco per bambini e della nostalgia per un amore; vinse al Festival della canzone italiana di Parigi nel 1953 e al Festival di Teramo nel 1922, anno della sua composizione.
Nel progetto artistico di Gloria Scipione, che si focalizza sulla riscoperta della bellezza dei canti popolari, per far conoscere anche alle nuove generazioni le melodie che fanno sempre parte della storia degli abruzzesi, la giovane cantante e musicista teramana ha voluto ricordare fortemente una delle composizioni più emblematiche delle terre d’Abruzzo, brano scritto nel 1922 ad Ortona da Guido Albanese che compose la musica e da Luigi Dommarco che diede vita al testo, in dialetto ortonese.
Hanno lavorato alla produzione del brano: Paolo Di Sabatino (pianoforte, rhodes), Danilo Di Paolonicola (fisarmonica), Daniele Mencarelli (basso elettrico), Glauco Di Sabatino (batteria), Francesco Savoretti (percussioni) e Giorgia Zaccagni (cori).
Gloria ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica a 13 anni, frequentando la scuola Start di Castelnuovo Vomano seguita dall’insegnante Alessia Martegiani. Nel 2006 viene ammessa al Conservatorio “Gaetano Braga” con il soprano Leonia Vetuschi. Nel 2009 inizia gli studi da privatista con il tenore Piero Mazzocchetti e successivamente presso la sua accademia a Montesilvano. Due anni dopo decide di trasferirsi a Piacenza per continuare gli studi con il soprano Jolanta Stanelyte, prendendo inoltre parte alla rivisitazione del musical Notre Dame de Paris, nel ruolo della protagonista Esmeralda, esibendosi a Piacenza e provincia, ma anche in Abruzzo. Partecipa a numerose masterclass in Italia, fra cui al Festival Musicale Savinese ad Arezzo, a Sellano, a Sulmona, a Piacenza. Nel corso degli anni prende parte a vari concerti in Abruzzo e nel 2014, dopo l’ammissione al Conservatorio “Giuseppe Nicolini” di Piacenza, persegue una preparazione pre-accademica. Nel 2016 frequenta il trennio al Conservatorio “Claudio Monteverdi” di Cremona con il maestro Mario Luperi e qui prende parte al dittico “Il ballo delle Ingrate”, andato in scena a Palazzo Affaitati di Cremona, al Palazzo Ducale di Mantova e all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dopo la parentesi piacentina, Gloria decide di tornare nella sua Abruzzo e qui si riavvicina al pop.
A tal proposito, Gloria ricorda: “Sono molto legata all’Abruzzo. Ho vissuto otto anni a Piacenza e per quanto mi piacesse e mi fossi ambientata, ad un certo punto è stato come se mi mancasse l’aria, il legame verso la famiglia e gli amici di una vita. Il paesello, Cermignano, seppur oramai quasi vuoto, oltre alla bellezza di un tempo che fu non ha molti sbocchi da offrire se non la quiete ed i ricordi più cari. Ma da quando sono tornata sento di aver ripreso in mano la mia vita in qualche modo. Paradossale come il posto che avevo lasciato in cerca di una vita migliore, in realtà mi stia dando diverse opportunità che non pensavo di poter perseguire stando qui. L’Abruzzo per me è casa, affetto, visceralità, tradizione, austerità, fierezza, vita passata che in ogni cosa riesce ad intersecarsi al moderno che avanza”.