Chieti. Un giro d’affari complessivo stimato in oltre tre milioni di euro relativo alla vendita di falsi visti di lavoro – del valore di 18-20 mila euro ciascuno – ottenuti tramite il meccanismo dei ‘decreti flusso’: a capo dell’organizzazione criminale c’era un bengalese di 45 anni arrestato dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro di Chieti su disposizione della Dda dell’Aquila.
Altre 19 persone, tra cittadini bengalesi, italiani e indiani, risultano indagate e devono rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, falsificazione e uso di atti pubblici, truffa aggravata, autoriciclaggio, tentata estorsione e rapina.
L’inchiesta, durata circa due anni, ha ricostruito un mercato illecito di visti, gestito attraverso una rete di referenti in Italia e in Bangladesh: le pratiche comprendevano anche la vendita di servizi collaterali come ospitalità, residenze e buste paga fittizie.
Secondo gli investigatori, il bengalese arrestato risulta collegato ad almeno sei società in Italia, utilizzate come schermi imprenditoriali per attività di incasso e riciclaggio. Gli accertamenti patrimoniali avrebbero documentato versamenti in contanti per circa 60 mila euro tra il 2021 e il 2022. Le prime tracce risalgono al ‘Decreto Flussi’ del 2021, quando due degli indagati inviarono, tramite un patronato compiacente, centinaia di domande di ingresso per lavoratori stranieri, ottenendo decine di visti e attivando contratti falsi. Nel marzo 2023, in vista del ‘click day’ del 27 marzo, venne costituita una società di comodo per presentare nuove istanze. L’operazione segue l’arresto in flagranza, nel luglio 2023, di due referenti italiani sorpresi con nulla osta falsi e 17.760 euro in contanti.



