Teramo. Nuovi episodi critici scuotono il carcere di Castrogno, dove ieri una giovane detenuta italiana, dopo il rifiuto del fidanzato di effettuare un colloquio interno, è andata “in escandescenza, pretendendo di essere immediatamente trasferita in altro carcere”. La donna, come racconta Giuseppe Pallini, segretario del SAPPE, “nell’immediatezza, ha ingiuriato, minacciato e aggredito il personale di Polizia di servizio che cercava di contenerla e portarla alla calma”.
Nel pomeriggio, prosegue Pallini, “in modo ignobile e senza alcuna motivazione, la detenuta ha aggredito un’infermiera con schiaffi e graffi e le due Agenti che cercavano di bloccarla, riportando anch’esse varie escoriazioni”. Il sindacalista esprime “la solidarietà e la vicinanza del SAPPE alle colleghe e all’infermiera vittime della vile aggressione, augurando loro una pronta guarigione”.
Non solo aggressioni fisiche: è stato infatti sventato un tentativo di introduzione di cellulari in carcere. “È senza fine il tentativo di introdurre cellulari in carcere: sequestrati tre telefonini”, denuncia Pallini, sottolineando come questi episodi siano sintomo di un problema strutturale, aggravato dal sovraffollamento dell’istituto, arrivato all’85% oltre la capienza regolamentare, e dalla carenza di organico di circa 70 poliziotti.
Secondo il SAPPE, “aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse, autolesionismo ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità ai circuiti penitenziari intervenendo in primis sul problema del sovraffollamento carcerario”.
Donato Capece, segretario generale del SAPPE, aggiunge che “rispetto al passato, l’attuale governo e l’Amministrazione Penitenziaria hanno mostrato maggiore ascolto e sensibilità nei confronti delle criticità del settore. Ma proprio per questo ci aspettiamo di più. Serve uno sforzo ulteriore, più deciso e strutturale, perché non bastano le buone intenzioni: occorrono atti concreti, urgenti e coraggiosi”.
Capece propone una riorganizzazione delle carceri “classificandoli in tre livelli: massima sicurezza, media sicurezza e custodia attenuata, atteso il fallimento degli attuali circuiti. Attraverso tale differenziazione si potrebbe differenziare anche la formazione del personale e prevedere un differente impiego di forze e di professionalità: in quelli di massima sicurezza più Polizia Penitenziaria, negli altri meno polizia e più educatori e assistenti sociali”.
Il leader del SAPPE chiarisce il ruolo della Polizia Penitenziaria: “La Polizia Penitenziaria deve occuparsi di osservazione e sicurezza, della sicurezza di tutte le strutture del Ministero della Giustizia, compresi i tribunali: deve fare osservazione, garantendo collaborazione all’organo giudiziario inquirente, a quello di sorveglianza e, infine, anche quello di cognizione, per i rispettivi compiti. Una forza di polizia moderna, pienamente inserita nel contesto generale delle Forze di polizia, come in parte già avviene nell’attività investigativa, attraverso il Nucleo Investigativo Centrale, NIC, che andrebbe trasformato in Servizio Centrale di polizia giudiziaria, al pari delle altre Forze di polizia, per avere più efficaci ed incisivi strumenti investigativi”.