Pescara. Un guasto tecnico e una gestione del disservizio percepita come inefficace hanno trasformato un viaggio in Frecciarossa in un’odissea per decine di passeggeri, tra cui molti diretti in Abruzzo. Il Frecciarossa 8830, partito da Bari e diretto a Milano, ha accumulato un ritardo di due ore sul suo tragitto del 19 agosto, scatenando la rabbia dei viaggiatori, in particolare di chi ha perso l’ultima coincidenza utile per tornare a casa.
Il guasto, causato da un problema alla linea elettrica, ha costretto il treno a fermarsi a lungo, prima nei pressi di Rignano Garganico e poi a Foggia. I disagi sono stati acuiti da una totale assenza di comunicazioni efficaci, che ha impedito ai passeggeri di trovare soluzioni alternative.
“Nessuna comunicazione degna,” racconta un viaggiatore diretto a Pescara. “Ci avevano assicurato che a Pescara il treno regionale per Giulianova sarebbe stato trattenuto per permetterci la coincidenza. E invece non è accaduto nulla. Nonostante le rassicurazioni, il treno è partito senza di noi. Era l’ultimo della giornata”.
Il racconto prosegue con un forte senso di frustrazione: “Siamo stati abbandonati in stazione come cani, senza nemmeno un’indicazione su come proseguire. L’assistenza in stazione ha provato a chiamare a un centralino, ma non rispondeva nessuno. Hanno perfino avuto il coraggio di augurarci una buona giornata. In pratica se ne sono lavati le mani”.
Oltre al danno in termini di tempo, i passeggeri lamentano anche quello economico. A fronte di una spesa di quasi 80 euro per due biglietti Foggia-Pescara, i viaggiatori hanno dovuto spendere altro denaro per un bus sostitutivo. La politica di rimborso di Trenitalia, che per un ritardo di due ore riconosce solo il 25% del costo del biglietto, è stata definita “una presa in giro”, soprattutto se confrontata con i rimborsi automatici previsti per i ritardi aerei o per i servizi ferroviari in altri Paesi europei.