
“È ormai emerso un groviglio di burocrazia e rimpalli di responsabilità che stanno rallentando l’opera”, continua il consigliere elencando i problemi emersi , “a partire dai regolamenti per l’assegnazione degli spazi, finiti al centro di polemiche tra enti pubblici e associazioni ambientaliste, passando poi per le strutture direttamente collegate con la pista ciclabile, come le stazioni ferroviarie dismesse, finora escluse dalle convenzioni e dai progetti”.
“Senza dimenticare le innumerevoli criticità strutturali, come quelle che si trovano nelle sette gallerie presenti sul tracciato. Solamente lo scorso anno ci si è accorti che in alcune di esse ci sono infiltrazioni di acqua che possono metterne a rischio la stabilità. Così come è inspiegabile il motivo per cui, a oggi, da progetto è prevista l’illuminazione solamente di una di queste, mentre delle altre non sappiamo cosa ne sarà. Sono le cause scatenanti del continuo balletto tra aperture e chiusure delle gallerie, che potrebbe avere la conseguenza di aumentare ulteriormente i costi di realizzazione definitiva”.
“Ma i guai non finiscono certo qui”, incalza ancora Taglieri, “perché anche l’asfalto presenta gravi lacune, a partire dalla mancata bonifica del terreno. In alcuni tratti, addirittura, si sarebbe dovuto prevedere l’uso di geotessili, mentre il capitolato prevedeva la sistemazione e la riprofilatura delle scarpate, con la sostituzione della vegetazione a bordo pista con ‘macchia arbustiva mediterranea’. Un aspetto particolarmente importante pensando all’impatto sulla manutenzione, che tuttora non si è stabilito in capo a chi sia. Il tratto compreso tra Torino di Sangro e Casalbordino, inoltre, vede la pista correre in sede promiscua sul lungomare, con una carreggiata stretta e a doppio senso di circolazione, e auto parcheggiate su entrambi i lati. Uno scenario che lascia più di qualche dubbio in materia di sicurezza”.
“Le scusanti”, conclude Taglieri, “cercate dagli amministratori per giustificare i ritardi nella soluzione dei problemi, a partire dall’emergenza pandemica, non sono accettabili. È il momento di rendere conto ai cittadini di quello che sta succedendo e di intervenire prima che tutta questa operazione si riveli l’ennesimo flop della Giunta Marsilio. La Via Verde può rappresentare un volano di crescita unico per la nostra Regione e ancora oggi non è niente più che un cantiere a cielo aperto. Il centrodestra lavori con forza sul progetto ed esca dal silenzio in cui si è rifugiato da mesi: è il momento di fare chiarezza e trasparenza, prima che sia troppo tardi”.