Sulmona. “La manifestazione di oggi a Sulmona, promossa unitariamente dalle organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e UGL, rappresenta un segnale forte e inequivocabile che arriva da un territorio che non intende rassegnarsi al declino industriale e alla perdita di posti di lavoro. Per questo vogliamo dire con chiarezza: grazie al sindacato e alle lavoratrici e ai lavoratori che hanno scelto di mobilitarsi, non li lasceremo soli con la loro protesta”, così il senatore Michele Fina con il segretario regionale PD Daniele Marinelli, quello provinciale de L’Aquila Stefano Albano e il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci commentano la manifestazione dedicata alla vertenza Valle Peligna, alla quale il PD ha partecipato con tutti i propri livelli politici e istituzionali, ribadendo pieno sostegno alle rivendicazioni del territorio.
“Siamo di fronte a una situazione di emergenza drammatica, con numeri impietosi sul fronte occupazionale, produttivo e demografico. Le crisi che colpiscono aziende storiche della valle peligna Valle peligna alle prese con le numerose crisi industriali che stanno colpendo importanti realtà produttive del territorio, tra cui Sodecia, Marelli, Cogesa, 3G, Albasan, Coop e la LFoundry, azienda nella quale lavorano circa 200 lavoratori che vengono dalla Valle, non sono vertenze isolate, ma il segno evidente di un modello di sviluppo che non funziona più. A poco servono oggi i richiami vaghi e generici all’unità da parte di chi governa a tutti i livelli: servono impegni precisi e scelte nette – sottolineano gli esponenti PD – . I sindacati hanno fatto delle richieste precise, prime fra le quali l’attivazione di due tavoli, uno permanente presso la Regione Abruzzo e uno presso il ministero per lo sviluppo economico, che riconoscano la Valle Peligna quale Area in stato di crisi complessa e che seguano concretamente le vertenze aperte individuando una strategia complessiva che metta insieme lavoro, politiche industriali e sviluppo economico. Il Sindaco di Sulmona e la Regione Abruzzo intendono sostenere queste due proposte? Basta vaghezza, su questo si può costruire l’unità del territorio, non in astratto. Non possiamo continuare ad assistere a delocalizzazioni dettate esclusivamente dal profitto, lasciando lavoratrici e lavoratori senza tutele e prospettive. Lo abbiamo reclamato diverse volte, prima che la crisi diventi strutturale e sociale, è indispensabile un cambio di passo: servono politiche concrete su sanità, servizi, trasporti e lavoro. Servono investimenti in infrastrutture, politiche fiscali mirate, un argine vero al dissanguamento dei servizi e interventi strutturali per invertire il trend dello spopolamento. Servono politiche giovanili capaci di trattenere e attrarre nuove energie. Servono idee e risorse, non slogan. Va posta inoltre grande attenzione alle singole vertenze, a partire da quelle che riguardano i servizi pubblici essenziali. È necessario – concludono – ripensare scelte sbagliate, come quelle assunte sul futuro di Cogesa, o non fatte, che rischiano di produrre ulteriori danni occupazionali e sociali per salvare dal declino uno dei luoghi storicamente importanti per la nostra economia industriale”.


