L’Aquila. Il Giudice per le indagini preliminari del tribunale dell’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella, ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta relativa all’alienazione del fondaco di proprietà del Comune di Penne (Pescara) che ha visto tra gli indagati il presidente della Regione Abruzzo e senatore del Pd, Luciano D’Alfonso, accusato di aver fatto pressioni per eliminare un vincolo della Soprintendenza che impediva la vendita dell’immobile da parte dell’amministrazione vestina. Al governatore veniva contestata una telefonata che gli investigatori definivano un’indebita pressione. È stato lo stesso procuratore capo della Repubblica dell’Aquila, Michele Renzo, a presentare istanza di archiviazione perché, ha scritto, “non ci sono elementi sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio”.
Si tratta di uno degli oltre 10 filoni della maxi inchiesta della procura della repubblica dell’Aquila sugli appalti della Regione: tra i principali la gara per l’affidamento dei lavori di ricostruzione di palazzo Centi, sede della giunta regionale all’Aquila, seriamente danneggiata dopo il sisma del 6 aprile 2009, con l’accusa di aver favorito un’impresa per la vittoria finale. Anche in questo caso, per governatore – senatore è stato chiesta l’archiviazione. La maxi inchiesta è stata coordinata dal Pm Antonietta Picardi, dal settembre scorsi trasferita presso la procura generale della Cassazione. Per il GIP quindi D’Alfonso, insomma, non ha chiesto all’architetto della Soprintendenza Roberto Orsatti di imporre il parere positivo necessario al Comune di Penne per vendere il vecchio fondaco, ma si è limitato a chiedere di velocizzare la riunione della commissione che doveva esaminare la pratica ferma da mesi sotto un faldone di altre richieste: né il governatore ha ottenuto qualcosa in cambio dall’allora sindaco di Penne, Rocco D’Alfonso, impiegato nel suo staff.