Stelle della Cooperazione è il nome dell’evento estivo annuale con cui, dal 2016, la Cantina Frentana chiama a raccolta i propri soci e il personale per parlare di una tematica di interesse della cooperativa. L’edizione 2022 si è tenuta a Fossacesia, presso la sede della Cantina Sangro, proiettata a diventare presto un polo vitivinicolo unico con la cantina di Rocca San Giovanni.
Il tema scelto per la tavola rotonda era imperniato sul concetto di “costruzione del valore” come elemento fondante dello spirito e del successo cooperativo. Ospiti del Presidente Carlo Romanelli, del vice presidente Giuseppe Alfino, il Direttore Felice Di Biase e l’enologo Gianni Pasquale, hanno partecipato Christian Scrinzi, Direttore Tecnico ed enologo del Gruppo Italiano Vini, Cesare Barbero, Direttore generale della Cantina Produttori Pertinace di Barbaresco, il giornalista Maurizio Gily e Fabio Piccoli, giornalista fondatore di Wine Meridian.
Il valore per il mondo cooperativo.
Cos’è il valore e come riuscire ad attribuire il giusto peso al lavoro del mondo cooperativo? Sono le due domande principali attorno alle quali si è svolto il dibattito, nutrito da interventi e riflessioni di grande spessore. Come un Giano bifronte, il valore è il cuore, il vero senso del legame tra associati e cantina e motivo di continuità della relazione negli anni.
E’ innanzitutto il valore economico del proprio lavoro, la remunerazione che ogni anno è ripartita verso chi opera sul campo, anzi in vigna, a cui fa riferimento da subito Maurizio Gily nella sua introduzione alla tavola rotonda.
Valore economico da rafforzare: la cooperazione in Italia traduce il 58% delle uve (in Abruzzo circa l’82% delle uve prodotte viene trasformato da cooperative), con un fatturato del 44%, esportandone il 32%. Sono numeri a calare, vuol dire che il valore iniziale, man mano che si dipana la filiera, viene trasferito ad altri. Questo ci ricorda quanto ancora ci sia da potenziare nella vendita del vino distribuito dal mondo cooperativo e quanto questo sia importante per restituire, a monte, del valore anche agli agricoltori.
Valore da dare anche al linguaggio: il vino cooperativo è quello buono nel “rapporto qualità-prezzo“, altro indicatore di valore (al ribasso, perché praticamente mai associato all’eccellenza) sul quale il mondo cooperativo ha ancora un potenziale elevatissimo di sviluppo. Soprattutto se riuscirà a collegarlo con le peculiarità dei luoghi più vocati (il terroir) da cui provengono i vini migliori che producono.
“Una delle strade – afferma Gily – per dare più valore al vino cooperativo può essere di fare delle etichette che fanno riferimento a dei luoghi specifici, dove per esperienza comune e condivisa i vini vengono più buoni . Bisognerebbe avere più coraggio ed andarle a cercare queste vigne e farne produzioni specifiche”.
Secondo Fabio Piccoli, nel caso abruzzese il contenitore ideale (lo ha definito l’x-factor) che coniuga vocazionalità, enoturismo, tipicità dei vitigni che lo rappresentano e capitale umano è l’Abruzzo dei Trabocchi, che ha tutte le caratteristiche ideali che oggi cerca il mercato. Si chiama identità autentica, senza la quale non si può realizzare alcun valore. Questo oggi dovrebbe essere il punto di partenza.
Grandi e piccole: due esperienze cooperative di valore a confronto.
Christian Scrinzi ha raccontato la storia del Gruppo Italiano Vini, una spa nata nel 1986 dall’unione di diverse cooperative diffuse in tutto lo stivale, divenuta la più grande cantina vinicola italiana e tra le più grandi al mondo e attualmente controllata di fatto da una grande cooperativa, le Cantine Riunite&Civ. Il caso del GIV è molto interessante, soprattutto nella parte in cui Scrinzi racconta della nascita di un nuovo brand nella famiglia GIV: una società nata per fare Osterie in Vigna, ristorazione. Matera, Valtellina, Lago di Garda, Praga… un modello di valorizzazione delle proprie produzioni sulla via di una vera e propria destinazione turistica e un modo per essere presenti nella distribuzione.
Altra esperienza di valore, quella narrata da Cesare Barbero, direttore di cantina Pertinace di Treiso, Cuneo. Nata nel 1973 per iniziativa di 13 soci in un comune molto piccolo nella zona del Barbaresco, pochi sono ancora oggi i soci, che si ritrovano attorno a 14 famiglie. La gestione è molto semplificata, soprattutto se paragonata alla testimonianza del GIV, ma fortemente radicata nei valori della cooperazione, che si traduce in 800.000 bottiglie, due linee di distribuzione con mercato in Italia al 60% e 40% all’estero, Usa in primis. L’esempio della Cantina Pertinace è una testimonianza di valore del sistema cooperativo, che coincide anche con il valore del luogo di produzione. La Cantina Pertinace è tra le tre fondatrici del circuito The Wine Net, “la prima rete delle cantine vinicole italiane e la prima bottega online di vini nata dal gusto di stare in compagnia” di cui fa parte anche la Cantina Frentana.
I quattro punti cardinali per un’adeguata strategia di valore.
Prodotto, territorio, capitale umano e comunicazione. La qualità del prodotto, il suo stretto legame con il territorio e la gente che lo vive e non ultimo il saperlo raccontare. Il successo di una strategia legata al valore è, infine, legato alla giusta comunicazione. Sul mercato ci sono miliardi di etichette e senza una forza comunicativa che racconta i valori, non si va da nessuna parte.
Uno sguardo al futuro delle cantine cooperative.
Personalmente ho trovato molto interessante una riflessione fatta da Scrinzi su una possibile diversa geografia organizzativa del sistema cooperativo, soprattutto delle cooperative di secondo grado. Parlando dei punti di forza (volume, stabilità della materia prima, certezza del prezzo, tracciabilità, certificazioni della filiera, biodiversità e eticità), Scrinzi sostiene che serve uno sforzo per andare oltre il mercato del vino sfuso e accendere piuttosto le peculiarità del prodotto. Lo ha definito “portare fino in fondo la filiera“, perché è nelle possibilità delle cooperative farlo e anche bene, dalle cooperative di primo a quelle di secondo grado (che devono emanciparsi dal ruolo di semplice centro di vinificazione). Una sorta di assetto federativo, in cui è possibile condividere servizi, oppure attivare delle collaborazioni sul prodotto finito arrivando a dare specificità ai vari territori e alle strutture delle diverse cantine, ciascuna generando un’offerta particolare.
Voglio concludere con le parole di Fabio Piccoli, poiché nella loro semplicità racchiudono l’enorme sfida che attende il mondo cooperativo per lanciare ‘il proprio valore oltre l’ostacolo’: “dare valore non vuol dire conseguire buoni risultati oggi, ma che questo buon risultato sia autentico, riconoscibile e che duri nel tempo”.