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Usura, assolti 2 ex dirigenti Caripe Pescara. Sotto la lente dei magistrati prestiti da 400mila euro

Cristina Vitale di Cristina Vitale
4 Ottobre 2018
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Pescara. Assolti due ex dirigenti della banca Caripe, accusati di usura, per due prestiti, dal valore complessivo di 400mila euro, erogati tra il 2009 e il 2013 in favore di un’azienda di Pescara, a tassi che secondo l’accusa erano superiori rispetto alle soglie di legge. Il giudice del tribunale di Pescara, Antonella Di Carlo, nel processo con rito abbreviato ha assolto Antonio Di Matteo, amministratore delegato della Caripe fino al 6 ottobre 2011, “per non avere commesso il fatto”, e Antonio Tarozzi, direttore pro tempore dell’Agenzia 2 della Caripe, “perchè il fatto non costituisce reato”.

Il pm aveva chiesto una condanna a 2 anni di reclusione per Tarozzi, assistito dall’avvocato Domenico Russi, e l’assoluzione per Di Matteo, assistito dagli avvocati Gianni Falconi e Claudia Di Matteo. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, l’agenzia 2 della Caripe aveva concesso, a fare data dal primo trimestre 1998, una apertura di credito in favore di un’azienda di proprietà di due soci, per la gestione dell’attività d’impresa. Sulle passività del conto societario – ha sostenuto il pm – “venivano addebitati interessi superiori a quelli della soglia di usura legislativamente definita, per il terzo trimestre 2009, per il primo e secondo trimestre 2010, per il secondo, terzo e quarto trimestre 2012 e per tutti e quattro i trimestri del 2013”.

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In particolare – sempre secondo l’accusa – in corrispettivo di un primo prestito di 250.000 euro, i due imputati avrebbero applicato rate pari a 4.166 euro mensili per i primi 8 mesi e a 6.018 euro per i mesi dal 31 maggio 2010 al 28 febbraio 2012. Rate che secondo l’accusa erano del “tutto sproporzionate rispetto alla corrispettività e redditività di impresa e tale da assorbirla completamente”, tanto che lo “sviluppo del piano di ammortamento portava ad un tasso di interesse effettivo globale pari al 18,05%, contro la misura del 7,78% del tasso di soglia di usura”. Quanto al secondo prestito, da 150.000 euro, secondo l’accusa sarebbero stati applicati tassi usurari, da corrispondersi in 60 mesi a rata crescente, con un tasso effettivo globale pari al 15,50%, contro la misura del tasso soglia pari all’8.90%”.

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