Dopo i resti della “Fortezza volante” B-17 Usa nell’anfiteatro naturale dei Tre Portoni (ne parlammo già qui) e quelli del bombardiere B-24 nell’impervia Valle del Forcone (ne parlammo già qui), durante il mese di agosto i ricercatori del Gruppo Macr proveranno a svelare un altro mistero che riguarda un Douglas A-20 Havoc/Boston – di nazionalità americana o inglese – precipitato in data sconosciuta sulla solitaria cresta Est di Cima delle Murelle, poco sotto la vetta che tocca i 2.596 mt di quota.
Nella zona, sul versante Nord, è nota da tempo la presenza in un canalone erboso di un singolo carrello arrugginito, che ha permesso di risalire alla tipologia del velivolo e che sembrerebbe aver ispirato in passato anche il nome del sottostante “Sentiero dell’aeroplanino”. Il Douglas A-20 Havoc/Boston è stato uno dei bombardieri leggeri e aerei da attacco notturno più diffusi durante il secondo conflitto mondiale. Prodotto dagli Stati Uniti, fu impiegato da varie forze aeree Alleate. Nel 2018 i ricercatori del Macr hanno già individuato il punto esatto di caduta dell’aereo sulla cresta, con le pietraie cosparse da una miriade di piccoli pezzi polverizzati a testimonianza della violenza dell’impatto. In quella occasione, però, non è stato rinvenuto alcun elemento decisivo per l’esatta identificazione.
Così nelle prossime settimane – utilizzando da base logistica il rifugio Martellese e, come di consueto, in accordo con il Parco Nazionale della Maiella e il Reparto Carabinieri Biodiversità di Pescara – torneranno i componenti del gruppo Maiella Air Crash Research (https://macr-maiella-air-crash-research.jimdosite.com/) torneranno sul campo, coadiuvati dagli esperti dell’Associazione “Archeologi dell’Aria” (https://archeologi-dell-aria.webnode.it/). L’obiettivo è compiere la discesa con tecniche alpinistiche dello scosceso versante meridionale della cresta di Cima delle Murelle – caratterizzato da salti rocciosi e ripide pietraie – dove, secondo le ipotesi di studio, potrebbero essere scivolate alcune parti del troncone principale del bombardiere (mentre il carrello è finito sbalzato sull’opposto versante settentrionale).
La speranza è quella di riuscire ad individuare ulteriori rottami e, fra questi, magari qualche oggetto con sigle o numeri univoci che consentano di dare un nome al velivolo e, di conseguenza, agli uomini dell’equipaggio per poterne ricostruire in modo completo e dettagliato la tragica vicenda. Nel frattempo proseguono le ricerche d’archivio con l’analisi dei report degli Alleati sugli aerei “scomparsi” in missione. Sono ormai una decina i siti di cadute di aerei di diverse nazionalità – avvenute sia durante che subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale – che sono stati individuati e documentati dal gruppo Maiella Air Crash Research. I ricercatori rinnovano l’appello a tutti i possibili testimoni di questi episodi o a chi abbia ascoltato dei racconti in proposito. Le segnalazioni di ricordi di aerei caduti o di rottami avvistati sulla Maiella possono essere inviate alla mail: [email protected]. “Vista l’importanza, l’originalità e la consistenza di queste memorie concrete del passato – sottolinea Lorenzo Grassi, componente del team Macr – abbiamo proposto sia al Parco Nazionale della Maiella che agli Enti locali di prendere in considerazione l’ipotesi di creare una sorta di Museo dell’Aria o, comunque, di prevedere delle esposizioni sul territorio per illustrare i reperti rinvenuti in montagna, ricostruendo l’epopea di questi velivoli come monito alla follia della guerra in qualsiasi epoca e con un’operazione allo stesso tempo di divulgazione storica e valorizzazione turistica”.