Teramo. Il 28 novembre alle ore 14, presso la Casa Circondariale, e alle ore 17 presso la Sala Polifunzionale della provincia di Teramo andrà in scena “Una casa di donne” di Dacia Maraini con la Ottavia Orticello, la regia di Jacopo Squizzato e produzione Golden Show di Trieste.
Dacia Maraini racconta la storia di Manila, Erica e Marina che sono portate sul palcoscenico grazie alla sensibilità di Ottavia Orticello con la regia di Jacopo Squizzato. In un unico corpo vivono le anime delle tre coinquiline che sono raccontate dall’unica voce narrante di Manila, una giovane donna tormentata, libera e fragile ma rotta nel suo corpo esuberante e osceno.
C’è tutto un mondo di uomini che si muovono attorno a questa casa di donne ma non li vediamo anche se sono presenti con la loro fisicità prepotente perché sono i carnefici e gli acquirenti che riducono in schiavitù quelle donne libere. In questo modo, Ottavia Orticello ci racconta la bellezza nel bel mezzo della disperazione e ci restituisce le sfumature di un’anima sconfitta e delicata.
La vediamo amare e proteggere ma anche stringere a se stessa tutte le donne. Parla con loro come a sua madre poi si annulla e riesce stringere i denti e a ridere anche se con dolore. La regia di Jacopo Squizzato ci restituisce un testo che mostra la complessità dell’universo che si cela dietro il mondo della prostituzione con l’ironia che da sempre caratterizza i testi della Maraini.
Sulla scena solo una panca spostata e sollevata che diventa letto, poltrona e sostegno, spina dorsale. E una luce che veste e disegna i corpi sconfitti di queste donne e ne scandisce i racconti. Ce le regala esuberanti e tormentate ma poi celate, in un attimo, esposte e intime.
“Questo è il mio primo monologo – spiega l’attrice Ottavia Orticello – nasce da un’idea coraggiosa di Eugenio Murrali e soprattutto dalla generosità di Dacia Maraini. Lo spettacolo fa parte della mia ricerca, passata attraverso donne alle prese con la propria immagine, con il bullismo, con la propria identità sessuale. In questo caso il tema che mi interroga è la difficile conciliazione tra quella che sembra essere -e forse è -una consapevole scelta di libertà e un “lavoro” che spesso rappresenta l’aberrazione della schiavitù e dello sfruttamento”.
I costumi e le scene sono di Sara Gicoradi, la consulenza artistica Eugenio Murrali, assistenti alla regia Katia Mirabella e Giulia Odetto.