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Un abbraccio per l’Aquila e per l’Italia, l’iniziativa di Legambiente: #iorestoacasa e disegno la mia famiglia

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
6 Aprile 2020
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L’Aquila. “Quest’anno l’anniversario del sisma del 2009 assume un carico speciale. Era una domenica delle palme come quella di oggi ma nessuno immaginava che sarebbe stata l’ultima domenica di normalità per molti anni”. Questo il ricordo, in una nota, di Rita Maione, presidente di Legambiente Beni Culturali Abruzzo e di Enrico Stagnini, direttore di Legambiente Abruzzo.

“Il 6 aprile abbraccia una città spettrale e silenziosa come quella che per tanti anni ci siamo abituati a vedere e da più parti riecheggia quella parola forse ormai abusata da tanti in questa città: Resilienza. Necessaria per tutta l’Italia e il mondo che in questo momento è costretta dall’emergenza sanitaria in atto al distanziamento sociale, vive la paura del contagio e deve attenersi al rispetto di regole stringenti, guardanto negli occhi il virus che ha già portato alla morte migliaia di persone”, sottolineano i due, “si ma cos’è oggi all’Aquila la resilienza? Quest’anno per commemorare l’11esimo anniversario dal sisma abbiamo scelto di coinvolgere i bambini e gli abbiamo chiesto di inviarci un disegno in cui rappresentavano la loro famiglia, con tutti i componenti che si tengono per mano. Tutti questi disegni insieme, uno dopo l’altro a formare un grande abbraccio intorno a questa città. Si gli abbracci, forse la dimostrazione di affetto più pura e spontanea e anche quella che ci manca di più. Una parte meravigliosa e bella di un abbraccio è proprio il gesto in sé. È lo stesso che si tratti di una coppia, di amici o familiari. Ciò che distingue un abbraccio da qualsiasi altro mezzo che veicoli emozione è la totale impossibilità di mentire”.

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“In questa città nel 2009 abbiamo già vissuto gli abbracci”, affermano, “sono stati i tanti gesti di solidarietà e di condivisione, il supporto di migliaia di persone che ci hanno aiutato nei campi con le tende, nelle mense, nelle nostre attività di recupero delle opere e dei beni culturali e nei cantieri della ricostruzione dopo. Quel mondo della solidarietà e del volontariato, che è anche il nostro, sempre in prima linea, al fianco di medici e, professionisti e, oggi come allora, costituisce l’esercito prezioso e pacifico che abbiamo per contribuire a combattere e vincere le difficili sfide della nosra esistenza. Gli eroi veri, come ci ricorda Papa Francesco”.

“La resilienza come capacità che ci consente di restare a galla nelle avversità, di superarle e di uscirne più forti di prima”, precisano Maione e Stagnini, “problemi dei bambini ovviamente si collocano in una dimensione diversa rispetto a quelli degli adulti. Questo non esclude, però, la possibilità di sviluppare comunque la resilienza. Loro che sono tra le fasce più deboli in questo momento subiscono più degli adulti quello che ci viene chiesto, un radicale cambiamento dello stile di vita quotidiano, dove ci viene chiesto paradossalmente non di fare più cose, come la società moderna ci ha forse falsamente abituati a fare, generando il cosiddetto “stress per le tante cose da fare”, ma di non fare, o meglio di fare cose serie, come “restare a casa” in questo difficile momento. Abbiamo dimostrato di essere seri, non solo come città anche come Paese. E crediamo che si possa fare tanto restando a casa per tutti noi”.

“Allo stesso modo”, proseguono, “è importante in questo momento non smettere di costruire un domani migliore. È il momento di mettere da parte le divisioni ideologiche per il bene comune. La salute individuale che diviene salute collettiva si eleva al rango di bene comune basato sull’evidenza che da soli non si può ma insieme ce la faremo. Tutto andrà bene davvero se non lasceremo nessuno da solo. E’ il momento della politica vera, lontana dai meri proclami e passerelle ma concreta, pronta ad uno sforzo  immane ma necessario di visione e di risorse che prenda le parti anche dei più deboli e fragili. Ce la faremo se verranno aiutati tutti: dalle imprese, alle famiglie, ai senza fissa dimora che vorrebbero tanto restare a casa ma una casa non ce l’hanno. E in questa città sappiamo bene cosa vuol dire ritrovarsi senza un tetto sulla testa, senza le nostre cose, dalla più inutile alla più necessaria, senza i nostri cari affetti. Ce la faremo se in questo periodo in cui il pianeta ci sta dimostrando che vive anche senza di noi, siamo pronti a dimostrargli che ci prenderemo cura di lui dopo e non come abbiamo fatto finora ragionando da padroni e predoni, dimenticando di essere noi un elemento della sua biodiversità che stiamo cancellando”.

“La circolarità dei fenomeni naturali ed il loro intreccio con l’azione dell’uomo”, continuano, “trovano in questa pandemia soltanto l’ultima emergenza in ordine di tempo di una serie di catastrofi che rischiano di travolgere la Terra e che ci riguarda tutti, nessuno escluso. Perché se di pestilenze e contagi è piena la storia umana, è anche vero che siamo nel mezzo di una nuova transizione epidemiologica in cui dinamiche demografiche, globalizzazione, inurbamento e degrado ambientale, deficit di politiche e misure igienico-sanitarie su scala globale hanno portato all’emergere, o al riemergere, di malattie infettive. E’ il momento di rivedere le nostre azioni e ripensare i nostri modelli economici, sociali ed ambientali e leggere l’emergenza come “opportunità” per provare a raggiungere la radice del problema, riequilibrando il rapporto fra attività umana e ambiente. Questo limbo in cui il virus ci sta mantenendo ha degli aspetti comuni al limbo vissuto dall’Aquila nei primi anni dopo il sisma. Un limbo in cui si doveva spingere per una pianificazione coerente e partecipata, per una ricostruzione ecosostenibile e che tenesse da conto delle reali necessità della città che avremmo avuto oggi e non esistenti prima del terremoto. Purtroppo, tante di quelle premesse sono svanite e quelle occasioni non sono state colte e si sono perse per L’Aquila”.

“Oggi”, concludono, “è l’occasione di tornare a chiedere in questo forte abbraccio simbolico da casa, con i nostri bambini e per i nostri bambini, che non si perdano queste nuove occasioni da Amatrice, Montereale, Visso e Arquata del Tronto al nostro Paese e al Mondo intero. Possiamo da casa chiedere che l’Aquila, riunita nel silenzio del ricordo per le sue vittime del sisma del 2009  insieme al Paese, in quello di tutte le vittime del Coronavirus che non hanno potuto salutare neanche i propri cari in un ultimo abbraccio, ritrovino nei giorni del dopo quarantena la serenità per contribuire a costruire un domani migliore per i nostri figli. Un domani che è già oggi e che non possiamo subire o perdere come ieri ma dobbiamo scriverlo con il coraggio di scelte necessarie che Madre natura ci ricorda”.

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