Pescara. Si è tenuto questa mattina all’Auditorium “L. Petruzzi” di Pescara l’incontro, organizzato da Uil Abruzzo, “Lavoro pubblico e riforme: verso un nuovo equilibrio del sistema”.
Al convegno, che ha avuto l’obiettivo di porre l’attenzione di opinione pubblica e istituzioni sul tema del lavoro pubblico e sull’importanza che esso riveste all’interno del sistema sociale italiano e regionale, hanno partecipato: Michele Lombardo, segretario generale Uil Abruzzo; Fabrizio Truono, segretario organizzativo Uil Abruzzo; Rita Longobardi, segretaria generale Uil Fpl; Antonio Alfiero Di Giammartino, segretario Uil Fpl Abruzzo; Attilio Bombardieri, segretario generale Uil Rua; Valentino Barattucci, segreteria Uil Rua Abruzzo; Sandro Colombi, segretario generale Uilpa; Vincenzo Mupo, segretaria Uilpa Abruzzo; Giuseppe D’Aprile, segretario generale Uil Scuola; Fabiola Ortolano, segretaria Uil Scuola Abruzzo.
In Italia ci sono attualmente 5,7 impiegati pubblici ogni 100 abitanti, contro i 6,1 della Germania, i 7,3 della Spagna e gli 8,3 della Francia. L‘età media lavorativa nel pubblico impiego, che nel 2001 era di circa 45 anni, nel 2025 si attesta a quasi 51 anni. Per quanto riguarda le retribuzioni medie della pubblica amministrazione, sono di circa 1000 euro mensili sotto la media dell’Unione Europea e questo nonostante l’aumento degli stipendi pari al 23% negli ultimi dieci anni. Ciò significa, secondo la Uil, che é necessario potenziare il pubblico impiego con nuove riforme basate su assunzione di personale giovane, su adeguati aumenti contrattuali e sul rispetto dei diritti dei dipendenti del settore pubblico. Sia riguardo al potere d’acquisto perduto sia in relazione alla garanzia del benessere lavorativo basato su una corretta contrattazione aziendale, a tutela dei lavoratori ma anche per dare una corretta risposta ai cittadini che quotidianamente si rivolgono ai vari settori del pubblico.
Per Rita Longobardi, segretaria generale Uil Fpl (Federazione poteri locali): “Negli ultimi 25 anni abbiamo vissuto un lento e graduale smantellamento dei servizi pubblici, con risorse ridotte che hanno portato a una forte riduzione dei diritti. Oggi vediamo i danni di quelle scelte che ci hanno fatto digerire come economiche ma che in realtà sono state politiche. Abbiamo una sanità a pezzi, che non regge più, con diritti sociali e civili minati e con 2,5 milioni di persone che hanno smesso di curarsi perché non hanno le possibilità economiche. È arrivato il momento di restituire la dignità al lavoro pubblico, dando un messaggio forte e chiaro e ribadendo che il lavoro deve garantire un’esistenza libera e dignitosa così come scritto nella nostra Costituzione”.
Per Attilio Bombardieri, segretario generale Uil Rua (Ricerca università e Afam): “Il peggior datore di lavoro in questo momento è lo Stato. L’università in questo Paese non è libera, perché continuiamo a tagliare i fondi agli atenei pubblici per finanziare quelli privati. Il governo ha il dovere di migliorare il sistema pubblico perché i servizi pubblici sono quei servizi che rendono un Paese civile e come sindacato abbiamo il dovere di impegnarci per cambiare l’attuale condizione del sistema pubblico che è la peggiore che il nostro Paese abbia mai avuto”.
Per Sandro Colombi, segretario generale Uilpa (Pubblica amministrazione): “In questo Paese basta la narrazione, cioè basta dire le cose perché accadano. In realtà gli uffici pubblici versano in condizioni drammatiche con personale sotto organico e mal retribuito. L’Italia é il peggior Paese in termini di retribuzione e come al solito si sacrificano i pubblici dipendenti per evitare di toccare i poteri forti. Abbiamo il diritto di non firmare i contratti e di sedere comunque ai tavoli per dire la nostra, perché siamo una organizzazione sindacale a schiena dritta che non ha mai chinato il capo ai poteri forti, in grado di entrare nel merito e di rappresentare al meglio i lavoratori”.
Per Giuseppe D’Aprile, segretario generale Uil Scuola: “I dati diffusi dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro confermano una realtà che denunciamo da tempo: le retribuzioni in Italia sono troppo basse e il potere d’acquisto è in costante calo. Dal 2008 a oggi, gli italiani hanno perso quasi il 9% del loro potere di spesa, mentre in Francia e Germania si è registrato un aumento significativo. È una situazione inaccettabile che frena la crescita del Paese e penalizza tutti i lavoratori, a partire da quelli della scuola. Sulla scuola non si fa cassa ma si investe. Senza un riconoscimento economico e sociale adeguato per chi lavora ogni giorno nei nostri istituti, il sistema scolastico rischia di perdere professionalità e qualità. Per questo, chiediamo stipendi dignitosi, per restituire valore al lavoro di tutto il personale scolastico e per garantire un’istruzione di qualità alle nuove generazioni.”
Le conclusioni dell’incontro sono state affidate al segretario generale Uil Abruzzo Michele Lombardo che ha ribadito: “Le lavoratrici e i lavoratori dei settori del pubblico impiego, dalla sanità alla scuola, all’amministrazione e all’università consentono al Paese non solo di andare avanti ma di continuare ad avere dei servizi pubblici all’altezza della situazione. Perciò chiediamo che si chiudano al più presto i contratti collettivi di pubblica amministrazione, sanità e scuola, dando il giusto riconoscimento economico e normativo ai lavoratori. Sosteniamo con forza l’idea di contratti collettivi nazionali di lavoro del pubblico impiego complessivamente preso, così come si sta facendo per altri settori, insieme alla pari dignità per il rinnovo contratti e alle pari normative per questo settore che riveste un’importanza strategica per l’intero Paese. Siamo alla vigilia del rinnovo delle rappresentanze sindacali del pubblico impiego, a metà aprile saranno scelti i rappresentanti dei lavoratori grazie a un momento di grande democrazia sindacale. Il pubblico impiego ha un ruolo importante nel panorama sindacale nazionale e locale, è necessario rappresentare al meglio le lavoratrici e i lavoratori in Italia e in Abruzzo”.