L’Aquila. In queste giornate estive un libraio Ubik ha pubblicato sulla pagina della sua libreria la foto di una parete di libri d’arte dove compare, tra le altre, una copertina con un nudo di donna. Da questo si è arrivati alla chiusura, da parte dell’algoritmo di Facebook, delle pagine di altre librerie Ubik che non hanno commesso nessuna violazione.
Violazione delle regole e blocco della pagina ne sono la diretta conseguenza, così come l’avvio della procedura di ricorso. Anche se, a volere applicare rigorosamente gli “standard della Community” di Facebook l’immagine “incriminata” non è da censurare in quanto riproduce un nudo artistico del famoso fotografo Helmut Newton, ed è quindi conforme allo standard della community di Facebook per cui “è permessa anche la pubblicazione di fotografie di dipinti, sculture o altre forme d’arte che ritraggono figure nude”.
Quello che non ci si aspetta è che nel giro di pochi giorni il Social cominci a oscurare arbitrariamente le
pagine di altre librerie ubik che non hanno commesso alcuna violazione, ma semplicemente ree di avere contenuti simili alla pagina già bloccata. E così in pochi giorni chiudono le pagine delle librerie di Cesena, Treviso, Avezzano, Cagliari, Bologna, Taranto, Trento (una delle librerie più grandi e importanti del Gruppo), Omegna, Lucca, Mirano e anche quella di Catanzaro, già nota alla cronaca per i meriti di un libraio di frontiera apprezzato sul territorio e stimato da tutto il mondo editoriale. La media è di due/tre blocchi al giorno, tutti motivati dalla stessa inesistente ragione, senza alcuna tutela dell’identità digitale degli utenti.
A rischio l’investimento economico e lavorativo di anni portato avanti dai singoli librai per sostenere la propria attività, ma anche per promuovere la cultura e la lettura e creare delle comunità di lettori che condividano tali interessi.
L’assurdità di questo accanimento ha due facce: da un lato l’oscuramento di pagine che non hanno
commesso alcuna violazione e che non hanno nulla in comune se non essere parte dello stesso franchising, pagine gestite da imprenditori differenti con attività singole; dall’altro l’impossibilità per i librai coinvolti di parlare con una persona che possa ascoltare, capire la gravità della situazione e prendere in carico il problema per risolverlo.
Ubik è il retail di librerie in franchising partecipata da Emmelibri – Messaggerie, oggi consiste in una rete di oltre 110 librerie in tutta Italia caratterizzate da professionalità e indipendenza dei librai, fortemente radicati e impegnati sul proprio territorio, attivi con gli eventi e sempre più uniti in una comunità anche virtuale proprio grazie ai Social.
Oggi come oggi è evidente che essere presenti su Facebook, soprattutto per attività come le librerie,
rappresenti un elemento rilevante per i contenuti da condividere e un veicolo promozionale irrinunciabile.
Ultimo, ma non meno importante, ad essere nascoste sono pagine di librerie che in questi anni hanno
lavorato sui propri territori e sui social per promuovere la cultura e la lettura, che anche attraverso i social sono riuscite a costruire comunità virtuali e virtuose, mantenendo ed amplificando un contatto tra le persone anche nel lungo periodo di lock down, sposando perfettamente la visione di Zuckerberg di rendere il mondo più aperto e connesso, con le sue parole “Aiutare le persone a costruire comunità ed essere esposti a nuove persone e nuove prospettive”.
L’augurio è quindi che il colosso prenda in considerazione i ricorsi dei librai, si renda conto dell’errore
commesso e torni a riaprire le pagine, perché il fatto semplicemente non sussiste.