Pescara. Arrivare ad una centralizzazione degli interventi per le patologie oncologiche nei centri che registrano un alto volume di attività. E’ l’auspicio degli specialisti in occasione della presentazione della mappa aggiornata ‘Dove mi curo?’ di Ropi (Rete Oncologica Pazienti Italia).
Attualmente, spiega Franco Roviello, presidente della Società Italiana di Chirurgia Oncologica (SICO), “i volumi definiscono il percorso delle neoplasie maligne della mammella che ha determinato un accorpamento dei centri con volumi inferiori e il conseguente miglioramento dello standard di cura.
SICO auspica che progressivamente, in accordo con tutte le società scientifiche e con le organizzazioni sanitarie regionali, si arrivi ad una centralizzazione anche delle altre patologie oncologiche il cui trattamento è molto dipendente dall’esperienza e dalla capacita del chirurgo e del centro”.
Il volume, infatti, è “solo un pezzo del grande puzzle della sicurezza chirurgica – aggiunge
Massimo Carlini, presidente della Società Italiana di Chirurgia (SIC) -. La diminuzione della mortalità dipende
anche dalla qualità delle cure post operatorie, che è più correlata a caratteristiche specifiche dell’ospedale”. La
mappa di Ropi è accolta con favore anche dalle associazioni di pazienti, che la considerano una fonte
importante nella ricerca dei centri migliori a cui rivolgersi.
“Poter contare su un ‘luogo’ dove si ha la certezza di essere operati da mani esperte spesso fa la differenza tra vivere e morire – commenta Claudia Santangelo, presidente dell’Associazione ‘Vivere senza stomaco… si può!’ -. Per l’associazione che rappresento questo progetto è il punto di riferimento”. “Giornate come questa sono estremamente importanti per noi pazienti perché ci permettono di conoscere le mappe dei migliori centri di chirurgia oncologica – conferma Giorgia Capacci, presidente dell’Associazione Oltre il nastro rosa -. Conoscere ad esempio i centri dove le ricostruzioni mammarie hanno liste di attesa più brevi, dove la chirurgia plastica è d’eccellenza, dove si tiene in grande considerazione l’impatto psicologico di una rimozione di seno può davvero fare la differenza nel risultato del percorso per una donna”.