L’Aquila. Un altro importante passo in avanti per proteggere il cuore delle pazienti affette da tumore della mammella sinistra: durante il trattamento di radioterapia, oltre alle coronarie, viene ora salvaguardato anche il corrispondente ventricolo, una struttura particolarmente vulnerabile alle emissioni di radiazioni ionizzanti.
Infatti, la Radioterapia Oncologica dell’ospedale di L’Aquila, diretta dal prof. Giovanni Luca Gravina, ha potenziato ulteriormente la tecnica VMAT, praticata da tempo, per preservare dalle radiazioni le struttura cardiache delle pazienti affette dal tumore alla mammella sinistra. Si tratta di una sofisticata procedura che consente, attraverso l’uso dei due acceleratori di ultima generazione a disposizione del reparto, di ridurre sensibilmente la quantità di radiazioni somministrate alle pazienti, le cui dosi erano già state ridimensionate con l’introduzione di precedenti accorgimenti. La modalità di salvaguardia del ventricolo sinistro, l’ultima novità del processo di progressiva protezione del cuore, è stata introdotta di recente. L’ospedale di L’Aquila è uno dei pochi in Abruzzo ad attuarla e ciò contribuisce a innalzare l’asticella dell’assistenza del presidio aquilano.
Un ruolo decisivo nel varo di questa nuova misura, a tutela della tollerabilità dei trattamenti di radioterapia, è stato svolto dal pool di dirigenti del servizio della Fisica sanitaria.
“Un particolare ringraziamento”, dichiara Gravina, “va al dott. Ramon Gimenez De Lorenzo e ai suoi colleghi Francesca Vittorini, Floriana Bartolucci e alla specialista in formazione Camilla Petrucci. Il team ha messo a punto la sofisticata procedura in modo da abbassare ulteriormente il livello d’impatto delle radiazioni sul ventricolo sinistro.”
Al di là del perfezionamento delle procedure di salvaguardia del ventricolo sinistro, la Radioterapia oncologica del San Salvatore ha da tempo guadagnato posizioni rilevanti grazie al trattamento di brachiterapia oncologica contro il tumore alla cervice uterina (collo dell’utero): è infatti l’unica unità operativa ad assicurarlo in Abruzzo e una delle poche a livello nazionale (attualmente in Italia vi sono solo 15 centri specializzati).
Un’opzione che richiama utenza da centri del Lazio come Sora e Cassino e da altre località d’Abruzzo, riducendo in modo significativo il numero di coloro che si rivolgono a strutture ubicate al di fuori della Regione. Referente del trattamento di brachiterapia è il dott. Mario Di Staso che opera in sinergia col reparto di ostetricia e ginecologia, diretto dal dott. Gabriele Iagnemma. Negli ultimi quattro anni sono state effettuate circa 300 sedute di trattamenti di brachiterapia.