Pescara. “Conobbi Sanchez tramite un amico, mi disse che aveva dei titoli messicani che doveva vendere all’estero o a privati, stringemmo un rapporto di amicizia ed io gli prestai dei soldi, circa 60
mila euro nel giro dei tre anni, con la promessa che li avrei riavuti con l’aggiunta di un guadagno, ma in realtà
non mi vennero mai restituiti”.
Così il proprietario di un noto bar di Pescara, comparso questa mattina, in qualità di testimone, davanti al tribunale collegiale di Pescara, nell’ambito del processo nato da un’indagine della squadra Mobile del capoluogo adriatico, che nel 2013 sventò una tentata truffa ai danni dell’Istituto Opere di Religione, la cosiddetta “banca del Vaticano, che sarebbe dovuta avvenire tramite la fondazione pescarese “In veritate et charitate” presieduta dall’ex arcivescovo Francesco Cuccarese, totalmente estraneo alla vicenda.
Nel procedimento sono imputate sei persone: l’argentino di origini pescaresi Aldo Eduardo Sanchez, la
commercialista barese Mariagiovanna Calafiore, Javier Limon Segovia, Sergio Briffault Sanchez, Jaqueline
Sanchez Lopez e Fernando Capace. Sotto la lente dell’accusa, la donazione di vecchi titoli numismatici
spacciati per milionari (circa 900 milioni di dollari), ma in realtà inutilizzabili.
“Sanchez mi disse che si potevano fare affari nel settore dei titoli storici – ha riferito oggi un aula un altro imprenditore, titolare di un’officina per l’installazione di impianti di climatizzazione -. Erano titoli della Banca messicana e sosteneva che si potevano utilizzare come garanzia per compiere investimenti in qualsiasi settore. Affermava che questi titoli, che io vidi solo in fotocopia, valevano più di 200 mila dollari – ha aggiunto il testimone -. Mi propose di aiutarlo a collocare questi titoli, mi chiese dei soldi, io gli diedi 1.500 euro per vedere se era affidabile e lui non me li restituì più”.
La presunta truffa, sempre secondo l’accusa, si basava su un procedimento utilizzato dall’alta finanza, i cosiddetti programmi ad alto rendimento, forme di investimento che consentono a chi è in possesso di patrimoni milionari di ottenere in brevissimo tempo rendite bancarie elevatissime. La presunta banda avrebbe puntato ad ottenere, grazie al patrimonio milionario che sarebbe stato lasciato in garanzia, rendite elevatissime, facendo credere all’ex vescovo di Pescara che le risorse sarebbero state impiegate per opere benefiche, come la costruzione di un ospedale pediatrico a Gerico, in Palestina.
Nel 2010 Cuccarese scrisse al direttore generale e al presidente dello Ior, spiegando che “benefattori molto vicini ad un cardinale messicano ci hanno fatto una donazione con atto notarile di titoli del tesoro della federazione
messicana, emessi prima della seconda guerra mondiale attraverso la Fondazione della Bbva Bancomer di Città
del Messico” e che “il governo messicano ha emanato un decreto con il quale ha stabilito che detti titoli
possono essere usati come collaterali per opere umanitarie o per fondazioni caritatevoli come la nostra, e solo
in questo caso prenderebbero in esame eventuali liquidazioni”. Il vescovo quindi chiese anche allo Ior l’apertura
di un conto titoli e la possibilità di metterli a garanzia per avere un finanziamento o per ottenere un’apertura di
credito in percentuale. Gli accertamenti degli investigatori, pero’, stabilirono che i titoli erano inutilizzabili.
L’udienza è stata aggiornata al 28 gennaio.