L’Aquila. Era il 24 gennaio di tre anni fa quando un elicottero del 118 precipitò in località Monte Cefalone, non lontano dalla piana di Campo Felice.
L’elicottero cadde dopo il recupero di un ferito su una pista da sci. A perdere la vita nel tragico incidente i 5 componenti dell’equipaggio e il paziente che era a bordo. L’elicottero, un Aw 139, sarebbe precipitato da un’altezza di 600 metri e scomparso dai radar in provincia dell’Aquila subito dopo la tarda mattina. Le condizioni meteo erano pessime e in tutta la zona c’è ancora molta nebbia che ostacolava la visibilità.
Era intervenuto nella zona degli impianti per un normale soccorso dopo un incidente sciistico e probabilmente aveva già svolto l’intervento e stava tornando indietro.
L’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo aprì un’inchiesta sulla vicenda dell’elicottero caduto nei pressi del laghetto dell’aquilano. L’Agenzia, che ha competenza specifica sugli incidenti aerei, dispose l’invio di un proprio ispettore sul luogo dell’incidente.
La stessa agenzia nazionale, il 23 maggio di due anni fa, ha pubblicato la relazione finale d’inchiesta relativa all’incidente. “Come appurato dall’inchiesta”, si legge nel comunicato stampa dell’ANSV, “l’incidente è occorso in un contesto ambientale caratterizzato da una ridotta visibilità. In particolare, le condizioni di visibilità nella parte iniziale e in quella centrale della Piana di Campo Felice erano degradate rapidamente nell’arco temporale compreso tra l’andata e il ritorno dell’elicottero, riducendosi a poche decine di metri di visibilità orizzontale. Non sono emerse inefficienze a carico dell’elicottero e dei relativi sistemi di bordo che possano aver causato o contribuito a causare l’incidente; né sono emerse evidenze che facciano ritenere che, prima dell’evento, si siano verificate avarie a carico dell’elicottero, tali da contribuire all’accaduto. La causa dell’incidente è riconducibile all’impatto dell’elicottero contro il pendio Sud-Ovest del Monte Cefalone, avvenuto in condizioni di volo solo parzialmente controllato”.
A conclusione dell’inchiesta di sicurezza, l’ANSV ha emanato, a fini di prevenzione, 5 raccomandazioni di sicurezza, mirate a rimuovere alcune criticità emerse nel corso dell’inchiesta. La relazione in questione è disponibile nel sito web dell’ANSV (www.ansv.it), nella cartella denominata “Relazioni e rapporti d’inchiesta”.
Il mezzo avrebbe lanciato il segnale di crash mentre si trovava in località Casamaina, nel comune di Lucoli, nei pressi della piana di Campo Felice. Alcuni testimoni raccontarono di aver sentito un boato. Le squadre di soccorso sono partite da Rocca di Cambio ma per la nebbia non sarebbero riuscite a localizzare il velivolo che non era impegnato né per l’emergenza maltempo né per quella relativa al terremoto. Non faceva inoltre parte degli elicotteri che, nei giorni precedenti, erano impegnati sulla valanga che ha travolto l’hotel Rigopiano.
L’incidente è avvenuto in una zona fortemente innevata e montuosa a circa 1600 metri di quota in corrispondenza del km 14 della strada statale 696. Sul posto hanno operato autopattuglie della polizia, dei carabinieri, numerosi mezzi dell’esercito tra cui anche un “bruco”, autoambulanze, mezzi dell’Anas che contribuiscono a tenere la strada pulita. Il luogo si trova a poche centinaia di metri dall’Hotel La Vecchia Miniera.
Su quell’elicottero c’erano Walter Bucci, 57 anni, medico rianimatore del 118 Asl dell’Aquila, Davide De Carolis, tecnico dell’elisoccorso del soccorso alpino e consigliere comunale di Santo Stefano di Sessanio, Giuseppe Serpetti, infermiere, Mario Matrella, verricellista, Gianmarco Zavoli, pilota. L’elicottero stava trasportando Ettore Palanca, 50 anni, di Roma, che si era fatto male sciando, procurandosi la frattura di tibia e perone. Bucci, De Carolis e Serpetti sono aquilani, Matrella è pugliese, e Zavoli è emiliano. Fino a pochi prima De Carolis era a Rigopiano per cercare i dispersi dell’hotel insieme a Bucci.